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Smettere o non smettere? Il dilemma di Buffon ora si tinge d'azzurro

Negli sport individuali l'atleta risponde solo a se stesso, in squadra le dinamiche sono diverse

Smettere o non smettere? Il dilemma di Buffon ora si tinge d'azzurro

Eppure il portiere conosce la solitudine, anzi non la teme. La vive. Molto più di un centravanti. Interpreta quel modo di dire: nessuno è meno solo di chi è solo. Eppure il portiere fa sempre squadra, il centravanti fa reparto. Gigi Buffon sta giocando un po'. Resta o va? Ogni battuta vien scavata e studiata. Siamo quasi arrivati al punto. SuperGigi sembra un bambino che non vuol perdersi il giochino. Ma forse c'è altro pensare: l'avanzare verso l'ignoto di una vita normale. Per quanto grandi, per quanto altruisti, gli atleti sono tutti uguali davanti al passo solitario y final. Con un determinante distinguo: tu, atleta di sport individuale, puoi scegliere da solo, rischiare figuracce o chiudere perché lo impongono il male fisico, le brutte prestazioni, la stanchezza. Tu, invece, atleta di gioco di squadra, non puoi rispondere solo al tuo Io, ma ad uno spogliatoio, ad un gruppo di persone che nella prestazione dipende anche da te. La figuraccia non è ammessa.

Sta qui la vera chiave del saper o del dover scegliere. Un calciatore, quasi sempre, vien posto davanti al dover scegliere, spesso al dover lasciare. Oppure può finire su palcoscenici meno appaganti (non sempre meno paganti). Pochi hanno interrotto prima che suonasse la campana. Citiamo Michel Platini per tutti. Ma tanti, forse troppi, quelli che dimenticano l'amor di squadra. Il gioco di squadra vuole abituare a pensare un po' più lontano del proprio orizzonte: identificabile con la punta del naso, seppur lungo.

Da questo punto di vista gli atleti di sport individuale sono avvantaggiati. La scelta inciderà prevalentemente sul proprio SuperIo. Magari qualcuno, o qualcosa, ti aiuta a decidere: un pugno in faccia, un tempo di gara pessimo, qualche risultato demoralizzante. Nino Benvenuti sentì troppo duri e pesanti i pugni di Carlos Monzon. Franco Arese si presentò ai giornalisti dicendo: «Ai 30mila chilometri si cambia il motore dell'auto, io cosa mi faccio cambiare?». Poi ci sono gli eterni ragazzi: George Foreman, dopo i 45 anni tornato campione mondiale dei massimi, o Larry Holmes; Merlene Ottey o Josefa Idem; Julio Cesar Franco, giocatore di baseball dominicano, o Oscar Swhan, tiratore olimpico a 73 anni: sembravano non smetterla mai. E' capitato pure nello sport di squadra: da Stanley Matthews a Michael Jordan e Dino Meneghin, ma bisogna dimostrare di non far prevalere l'interesse proprio. Non è facile.

In Italia Alex Del Piero e Capitan Totti sono stati messi a riposo con qualche ruvidezza. Buffon sta prendendo una strada più soft, e magari ha evitato di sentirsi spiegare con più fermezza la legge della vita (agonistica). Pare che SuperGigi non voglia nemmeno accettare l'invito del ct Di Biagio a concludere la carriera in Nazionale, giocando due gare di prestigio. Proprio per non sentirsi un sopportato speciale. E qui spicca l'inquietudine della primadonna. Altrimenti avrebbe accettato con il sorriso sulle labbra. In questo caso si rovescia la situazione: fortunato lui, che può avere una squadra a fargli da corona nel momento dell'addio.

L'atleta dello sport individuale chiuderà sempre Solitario y final, davanti ad una scolorita porta d'uscita.

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