Sport

Ma la società dove è finita?

Ma la società dove è finita?

L uciano Spalletti riesce ad avere torto anche quando ha ragione. E la colpa è sua e non dei fantasmi, delle ombre, dei nemici che lui si inventa e presume di vedere e affrontare ogni secondo. Sulla vicenda Icardi dice parole sincere ma il suo pensiero viene intossicato da quella paranoia che lo accompagna da sempre e che non lo aiuta nella comunicazione e nei rapporti con alcune figure dello spogliatoio, gli era capitato con Hulk allo Zenit, si è ripetuto con Totti a Roma, è stato confermato con Icardi, senza trascurare i contrasti con Perisic e Lautaro.

E' evidente, se non per chi segue in malafede o in modo fazioso la cronaca interista, che le responsabilità di questo momento critico non possano essere scaricate soltanto sull'allenatore. Così come il comportamento di Icardi non è stato certamente quello di un tesserato fedele alla causa del club, semmai alla propria immaturità infantile. Sul ruolo pubblico svolto dalla sua compagna, è inutile perseverare, ogni partita dell'Inter ha un prima e un dopo illustrato in televisione, questo serve agli ascolti di un programma di parole più che alla comprensione o alla risoluzione del problema. Ma la società, finora, che peso ha avuto? Si è fatta superare sempre e comunque, ha finto di affrontare e condannare le bizzarrie di alcuni tesserati, ha accettato che un terzo, l'avvocato Nicoletti, si prestasse a conciliare la vicenda Icardi, ha permesso a Spalletti ogni tipo di dichiarazione, non ha mai avuto il coraggio di intervenire definitivamente. L'Inter gioca domani sera al Ferraris contro il Genoa, Icardi sarà convocato, dunque sarà a disposizione e la commedia proseguirà, con gli stessi fantasmi e gli stessi capricci di prima. Stando a Spalletti l'argentino non è né Ronaldo, né Messi. Ma anche Spalletti non è né Guardiola, né Zidane.

E l'Inter non è il Barcellona e nemmeno il Real o la Juventus.

Commenti