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Sofferenze da scudetto braccino da champions

Sofferenze da scudetto braccino da champions

Due numeri sulla ruota di Napoli: 44 e 48. I minuti dei gol che hanno scacciato il dramma, la crisi, la depressione. Il calcio vive di episodi, le tattiche restano sulla lavagna e sui taccuini degli allenatori, basta un rigore sbagliato, alla voce Mertens, o due rigori trasformati, vedi Dybala, basta l'imprevisto e il risultato cambia, il destino anche. Il campionato resta aperto, almeno quello, la coppia di testa soffre ma non s'offre alle polemiche, le chiacchiere stanno a zero, le due vincono, punto e basta. Intanto alle spalle di Juventus e Napoli c'è la modestia di chi vuole entrare in Champions ma non ha i mezzi nemmeno per battere la Fiorentina (Roma) e concede la gloria, dopo ventiquattro anni di miseria, al Torino (Inter). Il livello del calcio nostrano è questo, al di là dei diritti tivvù e delle pretese di alcuni dirigenti. Per fortuna Juventus e Napoli non si affiancano al mesto pellegrinaggio, non stanno benissimo, la Juventus sembra stanca nelle gambe e frastornata dal risultato europeo, il Napoli sente l'ansia della prestazione e, insieme, il peso di uno scudetto che varrebbe più di ogni altro, andando ad interrompere l'egemonia bianconera. Allegri e Sarri fanno i conti con la stanchezza dei loro dipendenti, il primo cambia formazione e schemi ma deve sempre affidare il risultato al colpo del singolo, spesso destinato, in modo presuntuoso, alla panchina (Douglas Costa o Cuadrado o Higuain). Il secondo sa che il suo gruppo è allo stremo psicofisico, è arrivato anche il caldo che non aiuta a smaltire le tossine ma la sfida è aperta e l'incontro diretto a Torino fa tornare in mente i tempi di Juventus-Inter, senza, per favore, i reduci e i sopravvissuti alle baruffe da cortile. Come detto, dietro le due c'è roba piccola, Spalletti battuto da Mazzarri ci può anche stare ma vedere Ranocchia mandato in campo come seconda punta è uno scherzo cinese che denuncia il border line tecnico dell'allenatore. La Roma è Rometta se ha perso sei partite in casa e, dunque, non è da teatro europeo. Due ex squadroni alla prese con un passato che non ritorna, nonostante il battage pubblicitario di alcuni fogli e anche di opinionisti tivvù, un futuro ancora tutto da decifrare con gli investitori stranieri che non hanno ancora fatto intendere che cosa vogliano fare da grandi. Ci sono tre squadre per due posti in Champions, quella che sta meglio è la Lazio che una ne pensa e due ne combina, ottenendo a Udine la decima vittoria esterna (record), sorpassando l'Inter e agganciando la Roma al terzo posto ed è vicina alla semifinale di Europa League. Tornano subito le coppe, appunto per la Roma che aspetta ma non spera contro il Barcellona e la Juventus che va in gita a Madrid, pensando soltanto a salvare la faccia.

Non è semplice per entrambe le nostre, viste certe avvisaglie all'Olimpico e a Benevento.

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