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Solo il Var rompe il digiuno dell'Italia

Gli azzurri pareggiano su rigore in Inghilterra dopo aver fatto il record: 374' senza gol

Solo il Var rompe il digiuno dell'Italia

Sembra quasi un paradosso ma la prima ripartenza della Nazionale azzurra arriva con il Var, l'aiuto tecnologico arbitrale che l'Italia ha adottato fra le prime e che la Premier inglese (tanto per citare i nostri avversari di ieri) invece ha rifiutato. Il pestone in area di Tarkowski a Chiesa, fischiato dall'arbitro tedesco Aytekin grazie all'ausilio delle immagini, ci regala un rigore che Insigne trasforma. Ottenendo un duplice effetto: salvare l'Italia dal secondo ko di fila nella breve gestione del «traghettatore» Di Biagio e fermare a 374' il più lungo digiuno di gol nei 108 anni di storia azzurra (superati i 361 della gestione Prandelli nel 2012).

C'eravamo fermati a 170 giorni fa, quando a Scutari segnò Candreva. Da allora trovare la via della rete è diventata impresa ardua. Così come calciare nello specchio della porta (appena due tiri, compreso il penalty del folletto del Napoli, a Wembley), quasi che le nostre punte - in primis Immobile, 34 gol in stagione con la Lazio ma solo una nelle ultime undici gare con la Nazionale - vivano in azzurro una sorta di blocco psicologico.

E nel giorno in cui i club di serie A, dopo mesi di litigi tanto da arrivare al commissariamento, stanno trovando la quadra (ieri l'assemblea tenuta nel Salone d'Onore del Coni ha fissato per il 7 maggio il giorno nel quale dovrebbe nascere la nuova governance), la Nazionale salva almeno la faccia nonostante l'insostenibile leggerezza dell'attacco. Squadra impaurita, contratta, persino indolente (vedi l'ultimo allenamento prima della partenza per Londra che ha costretto Di Biagio a una reprimenda pesante dentro e fuori dal campo), che all'inizio e negli ultimi minuti del match con l'Inghilterra tira fuori l'orgoglio. Che serve a togliere un po' di negatività a un truppa che deve però crescere ancora.

La gestione del «traghettatore» di scuola federale (e che ora potrebbe rimanere nel nuovo staff tecnico) si chiude con questo «brodino» inglese. Non si poteva credere a miracoli in pochi giorni di lavoro per un gruppo ancora ferito quasi mortalmente dalla Svezia nell'amarissima notte di Milano. Aveva chiesto coraggio Di Biagio all'inizio della sua nuova avventura, ma al momento attuale oltre all'esperienza internazionale alla truppa manca quel pizzico di grinta. Ecco che il pari di Wembley va salutato positivamente, al netto però di una prestazione che non può certo soddisfare palati fini, ma nemmeno semplici appassionati del pallone.

«Siamo ripartiti da zero», sottolineava alla vigilia della gara di Wembley Leonardo Bonucci, uno dei più esperti di una truppa azzurra che fatica a ritrovare la rotta e vive ancora a lungo di paure sul terreno verde. Come dargli torto vedendo una squadra - ieri con quattro cambi fra i titolari rispetto a Manchester - spesso in affanno, che regala sprazzi di gioco e tante occasioni da rete sprecate e che subìto il gol si disunisce e fatica di rialzarsi. «Con l'Inghilterra siamo stati più continui nel corso della gara, abbiamo sbagliato meno sulla fase di possesso palla - così Di Biagio -. Sono soddisfatto come dopo il secondo tempo con l'Argentina. Questi ragazzi hanno personalità, dobbiamo insistere nel lavoro. Ho visto una squadra che sullo 0-1 ha continuato a crederci e sull'1-1 ha provato anche a vincere».

La Nazionale chiude il capitolo Di Biagio e si congeda fino a maggio, quando inizierà il ciclo di tre amichevoli (Arabia Saudita, Francia e Olanda) con un nuovo ct in panchina. E magari un gruppo che avrà acquisito più certezze, senza distrazioni legate al campionato o alle coppe. Chissà se l'Italia, dopo i debolissimi segnali di vita espressi ieri, riuscirà a rialzarsi.

Uscendo dal tunnel della depressione.

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