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Sotto le due regine, il nulla

Sotto Juventus e Roma, niente. Esagerando si potrebbe dire che ormai la serie A rispecchi i tornei Uefa, di qua le due di Champions league, di là il resto della compagnia, quelle che giocano l'Euroleague e le altre che dicono di aspirare al torneo europeo. Roba piccola, comunque, viste e riviste le prime cinque giornate di campionato. Prendete le due milanesi. Che roba è l'Inter? Ne segna 7 al Sassuolo e ne prende 4 dal Cagliari. Che cosa è il Milan? Si esalta per il 5 a 4 sul Parma, non riflettendo che un risultato del genere non rientra nel football normale, e poi si smarrisce in prove scialbe non degne delle sua storia diabolica.

Il totale di punti delle due milanesi è 16, uno in più del punteggio raccolto individualmente dalle due di testa che hanno subìto in tutto 1 gol, mentre Inter e Milan hanno già incassato 14 reti. I numeri non sono affatto aridi ma fotografano perfettamente una situazione che difficilmente può essere recuperata. Gli infortuni e le assenze di alcuni titolari sono un alibi da repertorio, la Roma e la Juventus hanno uguali handicap che però vengono superati da una coscienza, di gioco e di squadra, nettamente superiore a quelle delle milanesi. Si usa dire che "il campionato è lungo e tutto può ancora accadere". L'anno scorso il distacco dalla Juventus, a fine torneo, fu colossale, 42 punti per l'Inter e 45 per il Milan, ma venne trascurato il gap dal Napoli, terzo in classifica: 18 per l'Inter e 21 per il Milan. Meglio pensarci oggi, meglio non nascondersi nel canneto del calendario lungo e imprevedibile. Il Milan non ha nemmeno le coppe ma gioca un football sotto ritmo, l'Inter, che partecipa all'Euroleague, è già "appannata", secondo le parole sconcertanti di Mazzarri. Il volto di Thohir, a San Siro, era quello di uno che si sta rendendo conto che il problema non è la nostra serie A, come lui stesso ha denunciato in un'intervista, ma la squadra di cui lui è presidente. I tifosi rossoneri stanno capendo che l'"effetto Conte" è una simpatica etichetta da appiccicare sotto la figurina di Inzaghi, ma nel calcio non esiste il copia e incolla e Pippo sa benissimo che il mestiere di allenatore della prima squadra è un'altra cosa rispetto all'avventura con i ragazzi rossoneri.

Il calcio è capace di smentirsi nel giro di una partita, Benitez e Zeman, dati, da me, sull'orlo del licenziamento, sono risorti, confermati, rilanciati. Non è il caso, dunque, di celebrare processi o aprire lo stato di crisi milanese. Ma nemmeno di giocare con le parole e le promesse.

Il tempo della propaganda estiva è scaduto.

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