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Sotto la toga? (Quasi) Niente. Il Chievo si salva

Sotto la toga? (Quasi) Niente. Il Chievo si salva

Trattasi di vizio di forma. Bravissimi, sono riusciti a mettere insieme i due sostantivi ideali, una specie di sottotitolo alla sentenza: è un verdetto viziato e vizioso che salva la forma ma non la faccia, è una conclusione che non conclude, è un epilogo che rinvia e ribadisce come la giustizia sportiva, alla voce calcio, viva di compromessi, di furbizie, di cavilli ed abbia, alla fine, il coraggio di don Abbondio. Molte chiacchiere, molta propaganda, molte promesse ma sotto la toga niente. Il Chievo e Campedelli se la cavano, continueranno i loro giochi in campo e nei conti tra i soliti sospetti, le insinuazioni che sono giustificate dai fatti e non possono certamente essere cancellati da un «non procedere».

Escludo che, in caso di nuovo processo e condanna, come è capitato al Cesena, penalizzato di 15 punti, il verdetto possa intervenire sul campionato, stravolgendo il calendario e le partite della serie A nelle quali il Chievo sarà impegnato. Prevedo, per demagogia spicciola, la condanna del presidente e una palla in corner per la squadra. Tra i personaggi e interpreti di questa commedia all'italiana non va trascurata la procura federale, già sul palcoscenico del teatro calcistico per altre vicende delicate e propagandate in modo volgare. Dinanzi a un refuso procedurale di questa portata, in un sistema normale e logico, le dimissioni sarebbero l'unico atto doveroso, una conclusione, questa, che non fa parte del copione nostrano. Già l'apostolo Matteo scriveva che è opportuno che avvengano gli scandali. Ma aggiungeva che guai all'uomo per il quale gli scandali avvengono.

Non credo che i giudici del calcio e il presidente Campedelli leggano i testi che narrano la vita di Gesù ma sarebbe opportuno che qualcuno incominci a cacciare i mercanti dal tempio.

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