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Spalletti non fa miracoli Solita Roma pari e fischi

Nainggolan non basta, continua l'astinenza da gol di Dzeko Pazzini sempre bestia nera: pure il fanalino Verona ringrazia

Spalletti non fa miracoli Solita Roma pari e fischi

Il Napoli ha un mostruoso Higuain, la Juve ha un incisivo Dybala, la Fiorentina ha il sorprendente Kalinic, persino l'Inter non eccelsa dal punto di vista realizzativo ha un Icardi qualche volta letale sotto porta.

La Roma invece non ha Dzeko, che pare finito dentro una maledizione grande. «È il centravanti che avrei voluto anch'io», così Spalletti nella prima vigilia di gara dal suo ritorno sulla panchina giallorossa. Non quello di oggi, ovviamente, vittima di un'involuzione che inizia a essere preoccupante. Il bosniaco contro il Verona ha ricevuto un sacco di palloni come mai gli era capitato in stagione, ma il suo squillo che manca dal 21 novembre non è arrivato. E così restano appena tre le reti in campionato dell'ex City, di cui solo una su azione, ormai distante 4 mesi e mezzo (la zuccata vincente alla Juve).

Sarebbe però ingeneroso scaricare tutte le colpe sull'attaccante. Il gap in classifica - nove sono ora i punti di distacco dalla vetta con il terzo pareggio di fila - è spiegato dal rendimento deficitario della squadra. E con l'arrivo di Spalletti, che ha l'alibi di un lavoro durato appena tre giorni, è cambiata la faccia della Roma, non la sostanza. Tanto che l'esordio che il tecnico toscano sperava, sognava e forse intravedeva diverso, è stato negativo. «La squadra ha mostrato segni di reazione, ma per andar dietro a questa reazione, ha ragionato poco e ha perso tanti palloni in mezzo al campo per frenesia.

E poi al Verona abbiamo concesso contropiedi che non dovevamo prendere», l'analisi di Spalletti. Tradito anche dal Castan che scalpitava per giocare e che è stato l'anello debole della difesa: grave il fallo da rigore che ha rimesso in equilibrio il match.Il compito più difficile per l'ex zar dello Zenit non sarà di natura tattica: ieri si è registrato un ampio possesso palla (oltre il 63 per cento) e si sono visti alcuni cambi di modulo in corso d'opera (il passaggio alla difesa a tre o l'inversione di ruoli tra Pjanic e Nainggolan, che alla fine si sono però «annullati a vicenda», come ha sottolineato Spalletti). L'allenatore di Certaldo è però chiamato a risollevare dal punto di vista psicologico un ambiente depresso nella tifoseria - ieri la curva Sud, nonostante qualche buon proposito, è rimasta ancora vuota e al 90' sono arrivati i fischi impietosi di tutto lo stadio - oltre che nella squadra, come mostrano le facce lunghe dei giocatori al fischio finale e nella zona interviste.

La Juventus che incntrerà fra una settimana è da una parte l'avversario peggiore per una squadra un po' sfiduciata, dall'altra il migliore per ritrovare i giusti stimoli.Il primo gol stagionale di Nainggolan - quindicesimo calciatore romanista a entrare nella classifica marcatori - non si rivela decisivo per incrementare il numero dei successi (resta uno nelle ultime 11 partite). Anche perchè ieri a incidere è stato il fattore Pazzini, la bestia nera dei romanisti.

Sei gol contro i giallorossi compreso il rigore di ieri, tra cui la stoccata crudele che nel 2010 quando il «Pazzo» vestiva la maglia della Samp (e in panchina c'era sempre l'ex Delneri) tolse di fatto lo scudetto alla Roma di Ranieri.

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