Sport

Squadra salvata dalla «garra» Il gioco arriverà

di Tony Damascelli

L'Inter gioca dieci minuti. Le bastano per tornare vincente in Champions. La prendono per mano due sudamericani, un campione argentino che si chiama Mauro Icardi e un uruguagio che conosce la sofferenza e la lotta fino all'ultimo secondo di vita, Matias Vecino, lui stesso, contro la Lazio, proprio all'ultimo momento, all'ultima partita, aveva consegnato la qualificazione alla squadra di Spalletti. Serata sudamericana, dunque, con il triplete di Lionel Messi, campeon de los campeones, travolgente sugli olandesi del Psv Eindhoven. Inter e Barcellona, profumo di coppe lontane e vicine, calcio che eccita di colpo dopo le miserie di campionato, i nerazzurri prendono i tre punti che valgono doppio contro un avversario sfinito, presuntuoso anche, ma costretto alla resa dalla forza di volontà interista, non certo dalla qualità del football ancora da ricercare. Icardi ha avuto una sola palla buona da mandare in rete, gliela ha offerta Asamoah che conosce bene l'aria europea e San Siro ha capito che dopo tante ragnatele e buchi neri era forse arrivata la svolta buona anche perché gli inglesi erano poco inglesi, cioè mollicci nei contrasti, sfiancati nel lavoro di cucitura al punto che è uscito dal campo Kane per le battaglie fisiche contro il muro di De Vrji, Miranda e Skriniar.

Del resto il Tottenham era andato in vantaggio grazie al polpaccio di Miranda, dopo aver bruciato un paio di occasioni con lo stesso Kane ma dando l'impressione di badare più al dilettevole che all'utile. Alla fine è stato punito, giustamente. Da rivedere la condizione fisica di alcuni interisti, Ninggolan fra tutti, si vede e si sente a sprazzi, perde troppi contrasti e questo è un segnale di fumo grigio per il combattente belgaindonesiano, male Candreva, assente Perisic, impalpabile e indisponente Candreva, ma nonostante questo la garra ha mascherato le lacune tecniche e tattiche, a centrocampo troppa lentezza, in avanti troppo solo Icardi e senza rifornimenti lucidi e nei tempi giusti per lui.

Comunque la vittoria è vitamina grossa per Spalletti, l'Inter non è morta, nemmeno moribonda, abbisogna, semmai, di autostima, di credere maggiormente in se stessa, di lottare come le ha insegnato Vecino a Roma, contro la Lazio, e ieri sera.

La Champions è servita e l'Inter si è subito accomodata.

Commenti