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Gli stranieri ci sfrattano Però ci fanno vincere...

Fiorentina, Inter, Roma, Lazio e Napoli con soli 9 italiani in campo E sono in vetta. Chi ne schiera tanti come Milan e Juve arranca

Gli stranieri ci sfrattano Però ci fanno vincere...

La chiamano globalizzazione. Tra naturalizzati, sudamericani dal cognome italiano e doppi passaporti non ci si capisce più nulla. Ma dove stanno gli italiani, quelli veri, quelli citati da Cutugno? Una volta c'era lo straniero, ora c'è l'italiano. Le nostre squadre di calcio stanno perdendo bandiere e connotati grazie ai nostri presidenti per i quali il calcio è quello del latte e suoi derivati. Un dato per riflettere: domenica scorsa tra Fiorentina, Napoli, Inter, Roma e Lazio (le squadre che per ora dimostrano di essere più attrezzate delle altre) c'erano appena dieci giocatori italiani in campo dal primo minuto. Vai con la lista: Astori, Bernardeschi, Insigne, Santon, De Rossi, Florenzi, Marchetti, Parolo, Cataldi. Tutto qui. Strategia, potremmo azzardare, vincente. Nel senso che quelle squadre vincono di più.

Ma la logica perversa dell'italiano scarso e dello straniero molto meglio (magari africano che costa pure meno degli altri) ci sta portando negli inferi della Fifa. Occupiamo la diciassettesima piazza che porta pure male. Nella serie A delle troppe lingue che non sono l'italiano comanda l'anarchia (vedi Inter) e così il nostro ct non sa più che pesci prendere. Risultato? Una volta contro Malta ci giocavano le riserve e bisognava usare il pallottoliere. Ora per strappare l'uno a zero tocca fare i giochi di prestigio. Ci segna chiunque, vinciamo pochissimo e non alziamo più un trofeo da dieci anni.

Povero Conte, vorrebbe vedere più italiani in campo e fare qualche stage, ma ormai a nessuno frega più nulla della nazionale e del bandierone sul balcone; del resto i dati d'ascolto televisivi lo stanno a dimostrare. E così i nostri restano in tribuna a sognare un giorno di (ri)diventare calciatori. Magari all'estero, mentre noi qui ci gustiamo il legnoso Kondogbia, 30 milioncini di euro, che all'Inter sta confermando tutto il suo valore. In Francia e Spagna stanno ancora festeggiando la liberazione (al Monaco 49 presenze e due gol, al Siviglia 33 presenze e un solo gol!). Noi no, gli basta un colpo di tacco e come per incanto torna super-Kondo. Ci basta poco.

Eppure c'è ancora qualcuno che crede nel calciatore italiano, nell'altra metà del cielo, quella meno straniera del Milan e della Juventus che (per ora) arranca nelle retrovie. La Juve contro il Bologna ne ha schierati quattro dall'inizio (Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini); il Milan addirittura cinque (De Sciglio, Antonelli, Montolivo, Bertolacci, Bonaventura). I primi stanno tornando ai loro livelli e, una volta recuperato (l'italiano) Marchisio, potranno dire la loro per lo scudetto. Garantito. I secondi dovranno risolvere il problema di quei tre lì davanti, uno è di troppo e se questo si chiama Balotelli qualcuno se la prende a male. Non resta che dare tempo e sperare che la versione italiana del gioco del calcio non sia proprio da buttare via. Però prima ci piacerebbe vedere i bambini tornare a palleggiare in cortile.

Come fanno ancora in Spagna.

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