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Tania fa 13: «Una botta di... fortuna anche per me»

La spensieratezza paga. Chiedere a Tania Cagnotto, ieri a Berlino regina europea del trampolino da un metro per la quinta volta dal 2009, un regno interrotto solo da una “spanciata” nel 2012 (argento dietro la svedese Lindberg). L'anno anche della delusione olimpica, due volte di legno per pochi centesimi. Stavolta la fortuna è dalla sua dopo essersi avvitata, cioè complicata la vita, al quinto volo: «Mi sono inginocchiata, non mi era mai capitato. Non me l'aspettavo proprio». E un regina non si inginocchia a nessuno e allora Tania ha dovuto rifare tutto da capo con un tuffo dal coefficiente di difficoltà inferiore alle rivali. Quindi serviva la perfezione, è stato sufficiente rasentarla per potersi togliere lo sfizio di dire: «Ho dovuto fare il tuffone e per una volta ho vinto io per poco...». Per l'esattezza 75 centesimi di punto per mettersi alle spalle la russa Ilinykh e tenersi la corona.

L'azzurra centra così la ventesima medaglia europea, la tredicesima d'oro, anche questo un record, della carriera: da Berlino a Berlino. In Germania nel 2002 salì per la prima volta sul podio continentale: fu argento nella piattaforma e bronzo nel trampolino sincro. «Di certo allora non mi aspettavo di arrivare fino a questo punto. Ho avuto tante soddisfazioni, c'è stata anche qualche cosa andata male, però eccomi qui», dice. Dodici anni dopo l'oro chiude il cerchio e forse le regala la certezza di aver trovato l'elisir per una seconda vita sportiva perché dopo Londra e quei due quarti posti, ha deciso di scegliere la leggerezza: niente aspettative eccessive e allenamenti meno tirati. In mezzo anche qualche divagazione sul tema tuffi: surf, cucina e chiacchierate pose fotografiche.

Così a Barcellona l'anno scorso è arrivato l'argento mondiale che ha risvegliato la voglia di volare e scoprire che quando si è leggeri riesce meglio. Anche se ammette con l'umiltà che non guasta mai: «La gara da un metro è una cosa: si gareggia di eleganza e non di potenza. Quindi posso permettermi di competere anche senza un grande allenamento». Però ci prende gusto e già pensa ai tre metri, dove l'oro gli sfugge proprio da Torino, da cinque anni: «Però, lì è tutto differente. C'è bisogno di gambe e reattività. Sono arrivata qui un po' “stanchina” e non sono in “formissima”; ma mi voglio giocare le mie chance, non voglio neanche pensare di non essere in forma». Rigenerata forse anche dalla sicurezza con cui si è presentata per l'ultima volta sul trampolino e dalla personalità con cui non ha sbagliato il tuffo decisivo.

Merito della spensieratezza e della leggerezza. Anche papà Giorgio ha ammesso che Tania ha alleggerito i carichi pensando a Rio. Già perché alla fine si torna sempre alle Olimpiadi, all'unico podio che manca. «Mio padre si lamenta per l'aumento dei capelli bianchi? Se poi le gare finiscono con queste gioie qualche capello grigio in più ci può stare. Dopo Londra non so quanto è invecchiato, poverino...», scherza Tania prima dell'abbraccio a Maria Marconi, quarta per pochi centesimi. E la campionessa in carica sa bene cosa significa: «Lei è stata tutta la gara seconda: mi è sembrata una “disgrazia” vederla alla fine al quarto posto».

E la Marconi sfoga tutta l'amarezza: «Cosa mi è mancato? Gareggiare in casa, magari avrebbero aiutato me invece che lei (la tedesca Punzel). Ha ricevuto un gran favore, come al solito non capita a me ma agli altri». Il bronzo è rimasto lontano appena 1,20 punti. «Sono disperata e arrabbiata, ma mi faccio i complimenti da sola, da eterna quarta». Tania la consola, non le dice che ha vinto senza un grande allenamento.

Il segreto di una regina dall'eleganza innata e per una volta fortunata.

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