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Tante incognite in una sfida tornata pesante

Tante incognite in una sfida tornata pesante

Il derby, a Milano e non solo, è già un'incognita. Il derby di Milano, sistemato subito dopo la sosta per nazionali, è un'incognita al cubo come dimostrano gli stenti vissuti dalla Roma al cospetto della Spal e dalla Juve con il Genoa. Le incognite riguardano gli estri dei protagonisti più attesi, Icardi e Higuain pubblicizzati lungo tutta la settimana, ma non certo le caratteristiche dei due team, orgogliosi delle rispettive diversità. Spalletti ha allestito un'armata che si esalta nei duelli fisici e che ha colto, in una striscia di recuperi prodigiosi, l'occasione per dare lustro al ritorno di Champions e raggiungere autostima più sicurezza. Gattuso ha scelto un'altra strada, quella del palleggio e delle geometrie rigorose: sembra più fedele discepolo di Ancelotti e del calcio ritmato più che un nipote di Fabio Capello, profeta di un Milan blindatissimo e capace di valorizzare l'1 a 0. Questa è la cornice del derby di stasera, tornato a diventare l'ombelico del campionato come ai vecchi tempi che sembrano recuperati grazie ai nuovi azionisti, Suning sul lato neroazzurro, Elliott su quello rossonero.

Quello che conta però è il quadro. E qui l'Inter dipende in modo vistoso dal contributo delle sue ali per apparecchiare le golose opportunità attese da Icardi ed esaltare le prodezze balistiche di Nainggolan. Il duello scontato di quest'ultimo con Biglia promette scintille e spettacolo: può aprire varchi per l'Inter oppure ridurre i rischi per Donnarumma. Il Milan è Suso-dipendente perché Calhanoglu è ancora avvilito da vicende personali, confermate dallo stesso Gattuso (si è separato, in modo polemico, dalla moglie), e non è riuscito a raggiungere i picchi di rendimento del precedente torneo. In Turchia ha offerto qualche incoraggiante segno di recuperata serenità.

Discutibile resta la fase difensiva dei milanisti, ancora più allarmante la loro fragilità emotiva conosciuta in alcuni tornanti con rivali di rango (Napoli e Roma). Perciò Spalletti ha confezionato ieri la parola d'ordine per i suoi: «Voglio giocarmela a viso aperto». Così può ingigantire i limiti del Milan che non può puntare tutto sulla catena di destra. Qui può essere più utile Abate rispetto a Calabria.

Sul fronte opposto, riflettori puntati su Skriniar, reduce da qualche bagordo in nazionale, alle prese con Higuain.

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