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Tavecchio-Alfano, è ping pong sulla bomba carta di Torino

Il presidente Figc: "Colpevoli già in galera se l'ordigno fosse scoppiato a San Pietro". Il ministro: "I club facciano quanto richiesto e siano meno compiacenti con gli ultrà"

Tavecchio-Alfano, è ping pong sulla bomba carta di Torino

Poi un giorno il premier Matteo Renzi e il ministro Angelino Alfano ci spiegheranno come si fa a entrare in uno stadio con la bomba carta senza essere arrestati. Così, giusto per capire. Perché ora molti in Federcalcio si chiedono se il trend possa essere invertito prima che succeda l'irreparabile, vedi alla voce incidente mortale.

In attesa della sentenza del giudice, la stracittadina appena conclusa è ancora oggetto di dibattito tra i due presidenti. Marotta ce l'ha con i giornalisti che fomentano i tifosi. Invece il presidente del Torino Cairo se la prende solo con la Juve. Prima apre a un'amichevole riparatrice con i cugini. E poi li sfotte perché si aggrappano a due scudetti abusivi. Cairo tira in ballo il tricolore revocato alla sua squadra quasi 90 anni fa. «Che tipo di esempio dai, tu dirigente, ai tuoi tifosi, quando esponi una cosa che non è accaduta? Chiudere lo stadio magari no, ma per lo meno facciamo rimuovere i due scudetti in più. Anche al Toro negli anni Venti fu revocato uno scudetto, perciò cosa facciamo? Metto anch'io otto scudetti?». Da Calciopoli non se ne esce.

Dicevamo delle indagini. Entro domani dovrebbe arrivare la sentenza. Probabile la chiusura per un paio di turni della Curva Sud dello Juventus Stadium (che scatterebbero però dalla partita contro il Cagliari del 9 maggio), dal momento che la pista del lancio della bomba carta dal settore bianconero dell'Olimpico alla curva Primavera è quella privilegiata dagli inquirenti. Detto questo e detto che in questi giorni la Juventus (giocatori, dirigenti e tifosi tutti) più che alla festa scudetto pensano al Real, c'è da dire che i fatti di Torino stanno incrinando sempre più i rapporti tra Federcalcio e governo. Intervenuto a margine del consiglio federale, il presidente Tavecchio alza le mani di fronte a certi episodi. «Sotto il profilo delle politiche di contrasto - sostiene - il mondo del calcio ha l'obbligo di assumersi responsabilità, e lo farà nell'ambito delle competenze, ma lo Stato dovrà proteggere il calcio dai violenti con azioni deterrenti applicando pene severe». Rincara: «Troppo comodo dire che la Federcalcio deve prendere provvedimenti. La Figc non ha gli strumenti per fermare questi barbari, altrimenti ci chiameremmo corpo di sicurezza e non federazione. Sono sicuro che se la bomba fosse esplosa a San Pietro l'autore sarebbe in galera». Parole dure rivolte al ministro dell'Interno che Tavecchio ha chiesto di incontrare. «Per cercare di capire - spiega - cosa proporre di nuovo prima che accada qualcosa di irreparabile».

Il numero uno della Figc allarga la questione a un discorso generale ribadendo l'impotenza della federazione: «In un paese che fa parte di una Comunità europea, che ha da almeno otto anni una crisi economica notevole, le tensioni sociali trovano sfogo fuori e dentro gli stadi. E questo è un problema che non può essere delegato alla Federcalcio che è parte lesa».

In serata la replica del diretto interessato: «Contro la violenza negli stadi - ribatte Alfano - non si può immaginare che tutto si risolva in un fatto della polizia, del governo, dello Stato. Anche le società di calcio si devono decidere a fare quello che abbiamo concordato, a cominciare dalla segmentazione dei settori e da una maggiore formazione degli steward. Ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Attualmente sono attivi 5069 Daspo. E poi basta compiacenze tra società e tifoserie violente. Inoltre, e chiudo, il nostro calcio è meno violento rispetto al tedesco o all'inglese».

L'ennesimo pareggio annunciato.

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