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Tavecchio, la banana è caso politico

Sotto attacco di sinistra e di chi sostiene Albertini, difeso dalle leghe. Lui: «Accetto le critiche, non l'accusa di razzismo»

I tifosi lo hanno già virtualmente mandato a casa. Soprattutto i giovani, quelli che si sono scatenati sul web a suon di #NoTav(ecchio) e #IlBanana, gli hashtag più votati. Per Carlo Tavecchio presidente designato della Federcalcio la vergogna varca i limiti del campo di calcio. Il giorno dopo l'incredibile «qui gioca chi prima mangiava le banane», è quello della gogna per il candidato sostenuto dalle quattro leghe del pallone. Su internet lo invitano a farsi da parte, chi sostiene il rivale Demetrio Albertini passa all'attacco. Così Renzo Ulivieri, presidente degli allenatori: «Se fosse stato un mio candidato gli avrei tolto l'appoggio». Damiano Tommasi dell'Assocalciatori è laconico: «Sono esterrefatto, ma ancora più allibito dal silenzio».

Un assist subito raccolto dall'immancabile Cecilie Kyenge, ex ministro dell'Integrazione nel governo Letta: «Atteggiamento paternalistico nei confronti di chi si pensa inferiore e da civilizzare». A ruota Pd e Sel ritengono Tavecchio inadeguato. Ci pensa Andrea Abodi, presidente Lega di Serie B, a riabilitarlo: «Frase inaccettabile, ma niente demagogia». E anche Mario Pescante, membro del Cio ridimensiona la gaffe: «Ha chiesto scusa». Mentre Maurizio Beretta, presidente della Lega Calcio, si schiera in difesa: «La sua vita parla per lui, un intercalare non cambia il giudizio». Caustico il n.1 della Lega Pro, Mario Macalli: «Sorprendente strumentalizzazione».

Ma le acque sono agitate, c'è forte irritazione anche da parte del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport, Graziano Delrio. E così Tavecchio torna sulle sue parole: «Rinnovavo, in maniera impropria, solo la necessità di scoraggiare l'utilizzo di calciatori che non migliorano la qualità del campionato. Accetto le critiche, non l'accusa di razzista». Un suo passo indietro per ora non è da considerare come ipotizzare che chi lo sostiene cambi idea. Se dovesse succedere, l'11 agosto si prospetterebbe l'ipotesi di commissariamento, ma soltanto se Albertini non raggiungesse il 51% dei voti. Intanto giovedì il presidente del Coni Malagò incontrerà i due candidati, passaggio istituzionale, ma mai come in questo caso tutt'altro che scontato.

I giochi sono fatti, ma il popolo delle «banane» sogna il ribaltone.

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