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Tavecchio racconta come è riuscito a convincere il tecnico

Roma «Ci sono volute tre telefonate per convincere Antonio, alla fine ha ceduto, ma che fatica. Devo ammettere che la prima telefonata è stata un mezzo disastro. Sono orgoglioso di aver scelto uno come lui, ci porterà in alto». Non c'è dubbio: è un Carlo Tavecchio rigenerato dopo settimane di gaffe (una) e polemiche (tante). «Serve un condottiero - annuncia - un comandante. Serve dare il bastone del comando a un condottiero che sappia sentire un brivido lungo la schiena quando suona l'inno di Mameli. Abbiamo dato le chiavi in mano a Conte». Spiega auspicando che le polemiche sul compenso si affievoliscano. «La Figc si è assunta l'intera responsabilità dell'accordo, ovviamente assieme ai nostri sponsor. Il compenso per il miglior tecnico in Europa verrà compensato dai nostri sponsor, la Figc detiene il 100% dei diritti d'immagine di Conte. Abbiamo già richieste per Conte con la maglia azzurra». Ce n'è anche per chi teme che lo sponsor possa avere voce in capitolo sulle convocazioni: «Quando uno ha le chiavi in mano, gestisce la macchina come vuole. È inutile nascondere che con Puma avremo un rapporto preferenziale, è una risorsa, gli affari si fanno in due». La via scelta dalla Figc, quella di farsi «aiutare» dallo sponsor per accontentare le richieste economiche del ct, rischia di fare scuola: «Abbiamo fatto un'operazione innovativa, risolta in tre giorni. La necessità era di non far correre via un treno che passa una sola volta, per Conte e per noi. Abbiamo creato un valore aggiunto al nostro mondo sportivo, e sarà foriero di capacità di consenso. Non si può prendere un leader a basso costo».

A chi ricorda la squalifica di Conte per il calcioscommmesse, Tavecchio taglia corto: «Ci sono fatti che si risolvono col tempo, il nostro mister, di cui ho stima e fiducia, è idoneo a ricoprire il ruolo». Si dice, infine, pronto a chiarire davanti alla giustizia sportiva il senso della sua gaffe che aveva animato la vigilia dell'Assemblea Elettiva della Figc: «Il nostro è un paese libero, dove la giustizia sportiva ha la sua indipendenza.

Se mi chiederà conto, non avrò problemi a rispondere».

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