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La terra degli allenatori non offre più panchine

Nel 2007-08 aveva 4 città in A, ora solo Firenze. Ma 5 tecnici, tra cui i 3 migliori, arrivano da lì

La terra degli allenatori non offre più panchine

Firenze - Una strana dicotomia, la Toscana del pallone. Da sempre terra fertile per il calcio - anche se divisa da feroci campanili - la regione ha espresso eccellenze tra campo, panchina e società, ma adesso il rapporto è sbilanciato. Qualcosa non torna più. Gli allenatori volano, il «made in Tuscany» è una garanzia di vittorie e bel gioco, mentre le squadre che un tempo popolavano in gruppo il massimo campionato - nel 2007-08 Fiorentina, Empoli, Livorno e Siena rappresentavano un bel poker - non stanno attraversando una congiuntura favorevole. C'è solo la Fiorentina a rappresentare la regione ai livelli più alti.

Da una parte l'ultima classifica è la fotografia più fedele, sul podio la «c» è aspirata. Allegri, livornese doc, campione d'Italia (terza volta consecutiva) e finalista Champions; Spalletti, nato a Certaldo nella culla del Boccaccio, secondo con la Roma; Sarri, originario di Napoli, ma cresciuto nel Valdarno, protagonista col club di De Laurentis del gioco più bello in Italia. Non è finita: Semplici e Baroni, tecnici di Spal e Benevento, entrambi di Tavarnuzze (abitano nella stessa via), paese alle porte di Firenze, hanno centrato due storiche promozioni in A. La «Panchina d'oro» andrebbe assegnata anche alla Toscana vista la qualità del seme.

Dall'altra parte, invece, le società arrancano. La Fiorentina, storica espressione regionale, dopo 4 anni consecutivi in Europa è arrivata ottava, fuori da tutto. Mal di pancia dei tifosi, striscioni contro la proprietà, giocatori in partenza, ma soprattutto una settimana sconquassata dal comunicato nel quale i Della Valle hanno messo ufficialmente in vendita la Fiorentina. Per la serie, «se c'è qualcuno interessato si faccia avanti». La polemica in città è divampata, del resto Dante è nato da queste parti, i tifosi sono spaccati. Tra chi contesta e chi teme la fuga dei Della Valle dal calcio. Terreno scivoloso, situazione fluida, per adesso nessuno ha bussato alla porta dei fratelli Tod's per comprare. E contestualmente, forse, Diego e Andrea Della Valle con quell'entrata a gamba tesa hanno voluto scuotere l'ambiente. Una sorta di conta per capire se proseguire o meno l'avventura viola.

L'Empoli, laboratorio consolidato del vivaio, è retrocesso in B in modo sbalorditivo dopo le stagioni cariche di entusiasmo targate Sarri e Giampaolo. Nessuno si aspettava un crollo strutturale di queste dimensioni, a gennaio la salvezza pareva un pic-nic. E invece la botta è stata tremenda. Il presidente Corsi ha rivoltato come un guanto squadra e società per cercare l'ennesima risalita con Vivarini alla guida.

Il Pisa ha lasciato la B pagando le colpe della vecchia proprietà. Debiti pregressi, 4 punti di penalizzazione, e il nuovo presidente Corrado non ce l'ha fatta a salvarsi. Ma dicono che i suoi programmi siano ambiziosi con Gautieri in panchina. Siena e Livorno sono in Lega Pro e nello specchietto retrovisore vedono i ricordi di tempi migliori. Intanto hanno presentato in tempo i documenti per l'iscrizione al campionato, è già qualcosa. Il resto si vedrà.

I tifosi, di sicuro, meritano tanto di più.

La Toscana dei grandi allenatori deve ritrovare anche club vincenti.

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