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"Testa e sacrifici, CR7 si diventa così"

Ronaldo: «Sfidavo ragazzi più bravi di me, ma la mia forza mentale...»

"Testa e sacrifici, CR7 si diventa così"

Dieci milioni di like in poche ore per la foto di Cristiano Ronaldo con i figli e Georgina con la divisa ufficiale della Juventus e il messaggio «Famiglia bianconera». E l'intervista a Dazn, di cui il fenomeno portoghese è diventato testimonial nel mondo, spiega tutto. Perché CR7 è letteralmente attratto dalla Signora: «È forte. Ci sono condizioni straordinarie. Sono sorpreso, in positivo. Ci alleniamo duramente tutti i giorni». È questo è pane per i suoi denti, inevitabile per uno che cura in modo meticoloso il suo fisico. «Hanno dei metodi particolari, sono molto professionali», sottolinea Ronaldo. E conferma che il sì alla Juventus è arrivato «perché mi ha voluto più di tutti. Non me lo sarei mai immaginato di giocare qui, ma è venuto in maniera naturale. Anche per quell'ovazione dello Stadium dopo il gol in Champions. Sono rimasto senza parole. E poi la Juve mi ha voluto più di tutti».

L'intervista a Dazn fa scoprire anche il Ronaldo privato, quello che «gioca bene a ping pong, il mio secondo sport» e rivela che sono i figli a dargli la forza «di alzarmi ogni mattina per allenarmi e dare sempre il massimo per avere successo in quello che faccio». E si sbilancia su Cristiano jr: «È come me da piccolo, non gli piace perdere. Diventerà come me ne sono sicuro al 100%. È potente, veloce, ha buona tecnica e buon tiro. Mi piacerebbe che diventasse calciatore». E avrà il vantaggio dei suoi insegnamenti. Uno su tutti. Perché Cristiano si nasce, ma anche si diventa. Quando aveva dodici-tredici anni giocava con ragazzi dotati di più talento, ma alla fine lui ce l'ha fatta e loro no: «La forza mentale è la parte più importante, fa la differenza. Io ero determinatissimo fin da piccolo a diventare qualcuno nella vita. E ci sono riuscito grazie all'impegno e allo spirito di sacrificio». Non tanto sui libri perché CR7 sui banchi di scuola ammette di non essere stato un fenomeno: «Non andavo bene, ma ho imparato comunque l'inglese! Per me la vita è la scuola più importante. A 11 ho lasciato i genitori e cambiato città, è stato difficilissimo. Sono cresciuto da solo, ma così ho costruito il mio carattere forte». Quello che gli permette di non soffrire la tensione: «Mi piace giocare sotto pressione, fa parte dell'essere CR7, del mio dna». E nessuno come lui può indicare la via Champions: «È l'obiettivo di questi tre anni, la voglio vincere con la Juventus. Ma non deve essere un'ossessione». Difficile per tifosi e società.

Ma adesso c'è CR7.

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