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Thohir rincuora: "Non sono superman e mi fido del mister"

In tv da Giakarta: "Acquisti? Sì, ma solo per il futuro dell'Inter. Questo è un anno di transizione. Gli arbitri spero siano leali"

Thohir rincuora: "Non sono superman e mi fido del mister"

Sono arrivati i crocerossini: uno di persona, l'altro via cavo secondo televocazione. «Perché il mondo oggi è diverso, più piccolo. Abbiamo le email, facetime, la distanza non è un problema». Parole, di Erick tele Thohir agli affezionati teletifosi di Inter channel.
Sarà anche che abbia ragione, ma i sorrisi di Mazzarri e dei giocatori quando, sul prato di Appiano, ieri si è affacciato Massimo Moratti, accompagnato dal figliolo vicepresidente, hanno spiegato ben altra visione del mondo. Moratti ha cercato di sollevare umori e autostima con qualche pacca, due parole con Zanetti, pranzo con Mazzarri: tecnico e giocatori ne avevano bisogno. Parole in libertà anche sugli arbitri, difficile dire chi ne parli peggio tra Mazzarri e Moratti che, sull'argomento, ha un vecchio pallino.

Ecco, Moratti è tornato nella veste del vecchio padre-patron, ha vissuto troppo nel pallone per non capire quando serve una presenza alla faccia di email e facetime. E magari avrà voluto interpretare l'elogio che Mircea Luscescu gli fece in ottobre, quando disse: «Thohir tieni Moratti, vale come Messi». Se l'allenatore abbia ragione, si vedrà nei prossimi mesi, magari nelle prossime settimane. Di solito meglio un Messi in campo, però se Moratti fa miracoli... Il calcio, soprattutto quello italiano, si nutre di antichi rituali, di presenza più che di assenza, di piccoli segnali. Moratti ha cercato di mettere la famosa pezza al buco provocato dall'assenza di Thohir o, comunque, di un dirigente delegato a far sentire la voce della società: con gli arbitri ma anche con i tifosi.

Thohir però ha già fatto un passo avanti. Ha ammesso: «Non sono Superman, in 60 giorni non posso cambiare tutto». Però ha capito che basta essere umani ed era il momento di intervenire, facendosi vedere ed ascoltare in Tv, abito scuro, alle spalle una grande logo dell'Inter. Si è attrezzato anche in Indonesia. Qualche mese fa disse: «Verrò a Milano tre volte all'anno». Stavolta ha dato la sensazione che qualcosa è cambiato, business non è solo business: «Verrò a Milano a fine mese, a fine febbraio, a fine marzo, aprile, maggio. Verrò molte volte. Non vedo l'ora di lavorare con tutti per proseguire questa stagione». Eppoi non si è negato ai dubbi dei tifosi enumerando le linee del progetto: «Vogliamo risanare l'Inter, accompagnare la squadra in questo periodo di transizione, aprirci al grande mercato internazionale così avremo più tifosi fuori Italia: la lega di serie A ha un progetto di far giocare un torneo anche in Asia. Per fare tutto questo ci vorranno un paio d'anni».

Thohir dispiaciuto «come chiunque tifi Inter». Ma, più di sempre, ha voluto mostrare la vicinanza a Mazzarri. Se il tecnico chiedeva chiarezza e compagnia, l'ha trovata. Il Tycoon accetta l'idea della transizione e va più in là: «Credo che Mazzarri sia l'allenatore perfetto per la squadra. Questo è il suo primo anno, è la prima volta che lavoriamo insieme, ma ci fidiamo uno dell'altro. Non è una scusa: abbiamo bisogno di tempo per lavorare meglio insieme. Nel bene e nel male lo supporterò. Credo che piaccia ai tifosi e piace anche a me: per come fa giocare la squadra. Dobbiamo ricominciare a vincere, ma servono tempo e fiducia». E magari qualche rigore e qualche rinforzo in più. Il presidente è stato diplomatico in entrambi i casi. Sugli arbitri ha rimesso i guanti che voleva prestare a Moratti: «Bisogna fidarsi della loro esperienza. Io non sono esperto in materia. Voglio fidarmi del fatto che l'arbitro non condizioni la partita e sia leale».
Un po' fumoso sul mercato. In questi giorni si parla di uno scambio Matri-Kuzmanovic, di Ranocchia al Borussia Dortmund. Ma lui chiede tempo. «In certi ruoli abbiamo molti giocatori, in altri abbiamo bisogno di qualcuno. Credo che il mister voglia giocatori già pronti per l'Inter, abbiamo trattative in corso, proveremo fortemente ad arrivare a loro, ma non vogliamo calciatori che poi non siano interessanti per il futuro dell'Inter. Il progetto per ricostruire ha bisogno di due-tre anni. La finestra di mercato è breve e siamo già a metà stagione. Ma vedrete che anche in campo faremo meglio della scorsa stagione e ci impegneremo a migliorare». In sintesi: non si può spendere molto e in alto i cuori.

Milanello Ultima scoperta: i livornesi sanno essere anche perfidi. Prendete Max Allegri, "sfruculiato" da Mazzarri in settimana («non siamo come il Milan, loro sono 9 punti dietro in classifica»): per colpire al cuore del rivale ha scelto il fioretto, avvolto da frasi di segno amichevole («ha fatto un gran lavoro, la polemica non ha senso, i 9 punti sono un dato obiettivo»). La sfida lanciata, con una punta di perfidia, è la seguente: «Dobbiamo credere nella possibilità di fare un ottimo girone di ritorno per arrivare magari davanti all'Inter. Adesso però ci tocca, da soli, dare lustro alla città di Milano in Champions e in coppa Italia!».

Sistemato Mazzarri, stasera toccherà al Sassuolo (seppellito dall'Inter con 7 gol), il primo club a collaudare Allegri come allenatore. Il povero Milan risulta da una vita incapace di vincere due partite di fila, 5 appena le perle infilate nella modestissima collana, ed è venuto il momento di colmare una delle tante lacune. «Magari soffrendo come contro l'Atalanta», spiega Allegri che aggiunge un altro traguardo («non subire gol in trasferta») da tagliare.
I livornesi sanno essere perfidi, ma anche i tifosi milanisti, nel loro piccolo, si incazzano. Il Milan è infatti spaccato in due dalla vicenda Matri, per il quale si fa un gran parlare di uno scambio con l'Inter per Kuzmanovic, ma richiesto da estero, Samp e Fiorentina, l'unica in grado di pagare stipendio e prestito oneroso, raccogliendo l'adesione dell'interessato che dopo i fischi di lunedì scorso ha voglia di traslocare. Galliani è sensibile al bilancio e l'opportunità di fare cassa, risparmiando uno stipendio, lo ingolosisce. Al popolo rossonero, che ha preso a tempestare siti, Milan channel e sede di email e messaggi, il trasferimento di Matri a Firenze non va giù perché nell'ultima estate i Della Valle hanno impedito il passaggio di Ljajic a Milanello. «A tutti tranne che a loro», hanno continuato a ripetere. Altra complicazione: nel cartellone di coppa Italia la Fiorentina si ritroverebbe col Milan in semifinale. Ve lo immaginate Matri in maglia viola che fa improvvisamente gol ai rossoneri? Per evitare una crisi di nervi dalle parti di Carnago, c'è chi pensa addirittura a un accordo non scritto con obbligo di saltare la coppa Italia… Fantasie.

Non sono fantasie invece le altre tessere del puzzle mercato rossonero. Amelia è in uscita, Gabriel è ridiventato il numero due dei portieri («prima avete scritto che è il prossimo portiere del Milan per 10 anni, poi dopo l'errore con la Roma bruciato; bisogna decidersi: o è il portiere del Milan futuro o è un portiere d'albergo!» la feroce difesa del brasiliano da parte del tecnico), cancellato il ventilato prestito di Vergara alla Reggina (un extra-comunitario al primo anno non può passare dalla A alla B: lo stabilisce l'Uefa), Zaccardo va in Inghilterra, resta l'interrogativo del centrocampista da aggiungere al sestetto attuale. Escluso Banega del Valencia per un altro cavillo Uefa (non si possono schierare in Champions due provenienti dall'Europa league, lui e Rami insomma), resta la candidatura di Essien, mentre Fernando del Porto arriverà a giugno, gratis. Perciò forse, stasera, è il caso di concentrarsi sul Sassuolo (Di Carlo in attesa di subentrare a Di Francesco) e di prenotare tanti posti in tribuna stampa per gli inviati giapponesi che non vedono l'ora di assistere al debutto di Honda. Al resto devono provvedere Balotelli (protagonista di un palleggio-show con un guanto), Kakà e Robinho. Senza poter contare sul sostegno della curva, rimasta a casa per protestare contro l'aumento senza senso dei prezzi (da 15 a 40 euro).

Impossibile dar loro torto.

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