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Il Toro degli ex tenta l'impossibile

Domani il derby Juventus-Torino. Amauri e Quagliarella spingono i granata da anni a bocca asciutta. Elkann: "Confermiamo la tradizione"

Il Toro degli ex tenta l'impossibile

È vero che i muri sono fatti per essere abbattuti. Quello che però la Juventus ha eretto nel proprio stadio è altissimo e difficilissimo da tirare giù: 24 vittorie di fila in campionato e tanti saluti all'ottimismo altrui. E se domani arriverà il Toro (un po' spuntato), certe statistiche fanno ancor più impressione e in settimana hanno permesso ad Andrea Agnelli di prendere in giro il suo omologo Cairo: «Noi giochiamo sempre per vincere. Anche loro, certo: ma da oltre 15 anni non ci riescono e neppure segnano». Ha persino ecceduto in buonismo, il numero uno della Signora: gli anni senza successi granata sono 19 (9 aprile 1995, 1-2 con doppietta di Rizzitelli), quelli senza reti dodici e in mezzo si sono disputate dieci partite. Un'enormità, trattandosi di stracittadina fino a qualche anno fa sempre più o meno equilibrata. «Le parole di Agnelli? Avremo anche questo stimolo in più per provare a far bene», ha chiosato il tecnico granata Ventura dopo avere pareggiato contro il Bruges il match che tiene in vita le speranze del Toro di passaggio del turno in Europa League. Parole, quelle, che in altri momenti storici avrebbero acceso gli animi dei tanti lottatori che hanno vestito la maglia che fu di Valentino Mazzola.

Altri numeri dicono comunque che dovrebbe trattarsi di match senza storia: in campionato la Juve ha finora segnato 28 gol e ne he presi 4 (nessuno meglio di lei), il Toro l'ha buttata dentro 7 volte subendone 13, il miglior cannoniere bianconero (Tevez) è già a quota 9 reti, Quagliarella è fermo a 4 ed è a secco da cinque partite. Oltre a lui («sogno un gol ai miei ex compagni», disse in estate) hanno segnato una volta a testa i soli Darmian, Glik e Farnerud mentre i cugini, oltre a beneficiare di un autogol, hanno gioito pure per merito di Morata (4), Llorente, Pogba e Vidal (3), Lichtsteiner (2), Pirlo, Bonucci e Marchisio (1). «Speriamo di mantenere la tradizione e di continuare a vincere», ha detto ieri John Elkann a margine di un incontro della Fondazione G. Agnelli a Milano. «Sarei contento che ci fossero lo stesso spirito e la stessa convinzione visti contro il Bruges», ha buttato lì Ventura, chissà quanto convinto. Insomma: se il Toro non è riuscito nel miracolo l'anno passato nonostante la presenza di Cerci e Immobile (35 reti a fine stagione), come può riuscirci adesso che non vince una gara dal 29 ottobre? Uno dei motti sessantottini era "Siate realisti, chiedete l'impossibile": un po' come aspettarsi un gol da Amauri (in carriera ha comunque segnato due volte alla Juve che fu anche sua: identico il bilancio di Quagliarella) o immaginare che la Juve (senza Asamoah, che martedì sarà operato al ginocchio sinistro) abbia meno fame del solito.

«Sarà la solita partita maschia e combattuta, come lo sono tutti i derby - ha spiegato Chiellini a Sky -. Tra noi giocatori c'è però grande rispetto, stima e anche simpatia: siamo nemici in campo due volte all'anno, ma poi capita di vederci in centro e di guardare anche le partite del Toro: non c'è quell'odio che può magari capitare nelle stracittadine». Ancora alla ricerca del primo gol stagionale, in carriera il numero 3 ha già deciso un derby: accadde nel 2009, quando con un colpo di testa a una decina di minuti dal termine siglò il decisivo 1-0. Contro i cugini non ha invece ancora punto Llorente, pressoché certo del posto anche domani al fianco di Tevez: «E' una partita speciale, in città c'è grande rivalità - ha dichiarato a Juve Channel -.

Io? Non sono andato in nazionale e ho avuto due settimane per prepararmi bene: i frutti si sono cominciati a vedere contro il Malmoe».

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