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Tradizione Inter Milito piega il Toro e segna Cassano

Stramax prova molte novità. Migliora la difesa. Sneijder esce e s'arrabbia. Granata troppo sterili

Tutto nella tradizione: vince l'Inter e Cassano segna ancora un gol al Torino (questo è il sesto). Ma, come al solito, se non c'è il Principe manca l'effetto killer. L'Inter si rifà sotto: ancora vincente (4 successi) lontano da San Siro e nessun gol al passivo. Non sarà grande, ma è tornata più solida e questa è la nona vittoria in casa dei granata. Il Toro è stato un torello sbuffante, voglioso, però leggerino in attacco. Partita con pochi tiri in porta, la squadra di Stramax si è affidata alla coppia killer, il Toro ha cercato un killer. Questa la differenza.

L'Inter work in progress si è presentata con uno sfavillare di novità tattiche che hanno segnalato lo studio, se non proprio la buona riuscita, di Stramax e dei suoi giocatori in questi quindici giorni di penitenza dopo le brutte divagazioni con la Roma. Fuori Cassano, Sneijder seconda punta: come voleva la ragione calcistica e non il cuore morattiano. Che poi Fantantonio abbia segnato il gol decisivo ci sta. Ma è meglio farlo partire dalla panchina. Poi Jesus in difesa a far coppia (del futuro?) con Ranocchia. Quattro terzini sulle fasce: Jonathan e Zanetti da una parte, Nagatomo e Pereira dall'altra con quel poveretto dell'uruguayano sbarcato a Milano per far l'uomo di fascia ed invece, anche ieri, costretto a giocare da centrocampista a largo raggio. Chissà la confusione in testa. E infine Cambiasso, che ha vinto la guerra interna con Gargano (ne dubitavate?) pronto a partire dal centro difesa per impostare l'azione, magari lasciando un po' a ballare gli altri centrocampisti e aprendo qualche vuoto nel mezzo campo.

Ecco, tutti questi fuochi d'artificio sono stati il segnale di una tensione e di qualche paura. Il Toro è squadra che gioca e ti fa girar la testa, se non stai in guardia stretta. E ieri sera ci ha provato davanti a un pubblico da galà calcistico.

Peccato che, poi, in tanto studiarsi, giocare, contrapporsi con mosse tattiche e strategiche, sia bastato l'errore di un granata e l'implacabile sangue da killer di Milito per trasbordare l'Inter sull'isola della tranquillità e il Toro nel mare agitato del «ci provo ma non ci riesco». Tutto è nato da una involontaria flipperata calcistica: Jonathan svirgola la palla che finisce a Gazzi che, a sua volta, sbaglia il disimpegno servendo in assist il Principe alla prima (e unica del primo tempo) palla giocabile. Milito ha visto l'angolo: non poteva chiedere di meglio per fulminare Gillet. Tredici minuti e il gran filare del Torino era già una corsa affannata.

In quel momento la partita ha preso una sceneggiatura più chiara: l'Inter ha dato sensazioni di squadra meno costruita ma più abituata a puntare al sodo, invece il Toro è rimasto una compagnia di bravi collegiali. Così pulita e chiara negli schemi la squadra di Ventura, quanto attenta e poco spettacolare l'Inter. Ma poi contano il gol e magari i tiri in porta: il Torino ne ha recapitati pochi, trovando buona opposizione nella coppia Ranocchia-Juan. E l'Inter si è sentita più sicura, pur evitando grandi avventure in attacco: Sneijder, per esempio, ha lavorato sodo ma a fari spenti, tranne quando ci ha provato con una punizione deviata da Gillet.

Il Toro ha provato diverse azioni in verticale, secondo abitudine: ha ottenuto poco nel primo tempo, molto di più nella ripresa con Meggiorini e Cerci in attacco. Ma Bianchi e Meggiorini devono essersi sentiti stregati quando Handanovic ha respinto tutto. L'Inter ha sempre rallentato cercando una coralità che ancora non le riesce spontanea, magari figlia del continuo rimescolare di moduli. Nella ripresa, per esempio, Stramax ha ripescato Alvarez per dare il cambio a Jonathan e proporre due mezze punte dietro a Milito. Operazione riuscita a metà perché la squadra è andata in affanno a centrocampo, Cambiasso ci ha messo qualche svarione di troppo e Sneijder si è arrabbiato quando gli è toccato uscire per Cassano. Ma poi che dire? Fantantonio si è guardato la partita, finché non ci ha messo il guizzo che ha definitivamente incenerito il Toro.

Morale: vince chi segna.

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