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Trentin, Ganna e Moscon a caccia di una Roubaix che ci sfugge da 20 anni

Tafi l'ultimo vincitore nel '99: «Stybar il mio favorito, ma se la sorpresa la facesse Ballerini?»

Trentin, Ganna e Moscon a caccia di una Roubaix che ci sfugge da 20 anni

L'ultimo re ha 52 anni e una frattura alla clavicola. Ma è salito su al nord, sulle strade della Regina delle classiche: la Parigi-Roubaix. L'ultimo re è Andrea Tafi, 52 anni portati con straripante esuberanza, anche se l'intenzione era quella di tornare su queste strade né con un'imbragatura ad otto per la recente frattura, né tanto meno per venire a fare il turista con dei turisti, ma in sella alla sua bicicletta per provare a rimisurarsi, a distanza di quattordici anni (si è ritirato dall'attività agonistica nel 2005), nella corsa che più ama, vinta nel 1999. «Il mio progetto era quello di chiedere al massimo organismo mondiale (l'Uci, ndr) una deroga per poter correre nelle retrovie la Roubaix che vinsi vent'anni fa, nel secolo scorso ci racconta il toscano di Fucecchio, vincitore di una Roubaix, un Fiandre e un Lombardia -. La finalità era puramente scientifica: mettermi a disposizioni della medicina sportiva, per confrontare i miei dati fisiologici di allora con quelli di oggi. Ma questo progetto, finendo io per terra, è rimasto solo sulla carta, anche se non l'ho assolutamente abbandonato».

Tra i sogni di Tafi c'era anche quello di vedere al via della Regina Alberto Bettiol, toscano di Castelfiorentino, splendido vincitore domenica scorsa del Fiandre. «Alberto è un talento assoluto e prima o poi sarebbe venuto fuori dice -. Pensi che nel 2002, quella nel Giro delle Fiandre fu la mia ultima vittoria da pro, mentre per lui è stata la prima da professionista. Ma le coincidenze non si fermano qui: Alberto ha vinto con il dorsale numero 77, proprio il mio numero in quella gara. Se poi aggiungiamo che mio papà è nato a Castelfiorentino ».

Oggi si corre la Parigi-Roubaix numero 117. La Regina che dal 1999 non abbraccia un re italiano. Ventinove settori di pavé classificati dal primo all'ultimo, a seconda della loro difficoltà con delle stellette: una per i più facili, cinque per i più difficili. Alla fine sono ben 54,5 km di pietre su 257 totali.

Noi abbiamo poche speranze, ma possiamo contare ragionevolmente su Matteo Trentin, Filippo Ganna e Gianni Moscon. Sorpresa? «Davide Ballerini scommette Tafi -. Il mio favorito? Stybar, con Van Avermaet, Degenkolb, Benoot, Langeveld, Sagan e Van Aert subito dietro. E poi sono curioso di vedere all'opera il primo africano che correrà la classica del pavé: ha 23 anni, viene dal Ruanda e si chiama Joseph Areruya».

La Regina è sicuramente severa e dura, ma ha memoria. Per questa ragione oggi in gruppo nessuno porterà il dorsale numero 84, quello che l'anno scorso era di Michael Goolaerts. Il 23enne belga della Verandas Willems-Crelan vittima di un attacco cardiaco mentre pedalava nel tratto di pavé di Biastre-Viesly, morto la sera stessa.

Al povero Goolaerts è stato intitolato proprio quel settore di pietre: il numero 28.

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