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Tutti lo amano, però... addio San Siro

Presentati i 2 progetti. E il sindaco Sala, ieri assente «per non condizionare», apre ai club

Tutti lo amano, però... addio San Siro

Milano «Ogni leggenda deve passare il testimone». Slogan-rottamazione del Meazza, trait d'union dei due progetti in gara per il nuovo stadio di Milan e Inter. Le squadre (dopo vari spoiler) hanno presentato i piani e chiarito che il vecchio San Siro «lo amiamo tanto ma ha fatto il suo tempo» parola del presidente rossonero Paolo Scaroni. In ballo non c'è solo il nuovo impianto ma la trasformazione del quartiere e dello skyline, visto che svetteranno due o tre grattacieli destinati a uffici, hotel, negozi. Investimento totale di 1,2 miliardi (650 milioni per lo stadio). Al ballottaggio «Gli anelli di Milano» degli studi Manica e Sportium contro «La Cattedrale» del calcio di Populous. Il primo ha la forma di un ovale più classico, due anelli intrecciati come le squadre rivali in campo ma in grado di dividere la dimora, caso unico nel mondo. «A un progetto di tale portata servono spalle grosse - precisa Scaroni -, essere in due ci ha dato forza finanziaria». Sulla facciata saranno riprodotti i volti di 16mila tifosi, edificio illuminato di azzurro, rosso o colore mix nel derby, bar e ristoranti extralusso per arrivare a quei 124 milioni di incassi all'anno (da spendere nel calciomercato). La «Cattedrale» di vetro richiama le guglie del Duomo e una galleria (stile «Salotto») intorno allo stadio con bar e ristoranti tipici. Manica conserva dello storico Meazza il campo da calcio, sarà un tetto verde per il centro commerciale interrato, «a disposizione dei cittadini». Populous nel punto esatto dell'attuale dischetto piazzerà l'ingresso al museo e alla «hall of fame». Ricordo del tempo che fu?

«Oggi San Siro è un non luogo - ribadisce Scaroni - senza partite è un piazzale deserto». L'ad dell'Inter Alessandro Antonello fa presente che «per 50mila tifosi i servizi e wc sono quasi inesistenti». E il nuovo impianto avrà solo 30 metri fuori terra. «Meno rumore» il messaggio al comitato residenti che protestava in strada. Circa 60mila posti invece di 78mila. Voleranno i prezzi, il timore sollevato pure dal sindaco Beppe Sala (foto) che - invitato due giorni prima - non ha partecipato alla presentazione. «Ci attendiamo più entrate dai biglietti corporate (circa 10mila) comprati dalle società - puntualizzano i vertici - e più pubblico. Oggi la media è di 47mila, meglio uno stadio più piccolo che semivuoto. Ci saranno biglietti a prezzi popolari e meno».

I tempi per archiviare la storia sarebbero stretti: 3 anni per il nuovo impianto (scadenza 2024), uno per demolire il vecchio, altri 3 per finire il quartiere. Primo scoglio il 10 ottobre: il Comune deve dichiarare se il piano è di pubblica utilità. Oggi inizia il confronto nelle Commissioni, poi si esprimerà l'Aula. I club precisano che «sotto certe volumetrie il progetto non si sostiene. Avremo concessione di 90 anni ma la proprietà sarà del Comune». Forza Italia è rimasta spiazzata dalla benedizione di Adriano Galliani («non capisco i no»), M5s è contro, la Lega candida il Meazza tra i beni Unesco, la maggioranza è spaccata: sinistra radicale in imbarazzo e ambientalisti del Pd in trincea. Sala in serata lancia un messaggio: «Ora la politica deve dibattere di temi tecnici. Oggi i club hanno chiarito che vogliono il nuovo stadio, non considerano fattibile il restyling. Proprietà del Comune? Mi fa piacere l'abbiano detto ma non farò battaglia campale.

Sulle volumetrie ci sarà il vero dibattito per trovare un equilibrio, le richieste sono elevate ma con le regole attuali forse non è conveniente per loro».

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