Giro d'Italia

Tutti giù per terra. Nel Giro ecatombe si salva solo Evans

Un altro acquazzone s'abbatte sul gruppo: molti feriti e attardati. Malconci Uran e Quintana. Ritirato Rodriguez, uno dei favoriti

Tutti giù per terra. Nel Giro ecatombe si salva solo Evans

nostro inviato a Montecassino

Fantozzi, chi sarà mai Fantozzi. Per una nuvoletta impiegatizia, un mito nazionale. Ma il Giro, allora? Che dovrebbe diventare questo Giro 2014, sei tappe e sei nubifragi in testa, ma non nubifragi qualunque: nubifragi sadici, diabolici, chirurgici, pronti a scatenarsi sul gruppo proprio nel momento precisissimo del finale, quando la tensione è al massimo e l'andatura pure. Ma mentre Fantozzi si limitava a riempire l'abitacolo della Bianchina, qui succedono macelli. Puntualmente, inesorabilmente, anche ai piedi di Montecassino. Dieci chilometri al traguardo: rotatoria sontuosa, una dei quattordici milioni di rotatorie che i nostri amministratori comunali hanno simpaticamente seminato sul territorio nazionale, e pessima decisione di obbligare il gruppo a imbucarsi in un senso solo. Via con l'ecatombe. Vanno giù in tanti, poveri ragazzi. Stavolta si meritano applausi e compassione, altro che le farsette della tappa neutralizzata a Bari. Qui è tutto vero e tutto sanguinante. Contabilità bellica. Il più conciato sembra Caruso, anche se poi all'ospedale si parlerà soltanto di botte (comunque si ritira). Femore fratturato invece per il suo compagno Vicioso. Braccio rotto per Braikovic. Crack alla clavicola per Pirazzi. Uguale il nostro giovane Villella. Malconci Scarponi, Cunego, Aru, Uran, Quintana. Ma il più illustre dei sinistrati è Rodriguez, uno dei favoriti, al traguardo con 7'43'' e ricoverato per accertamenti alla spalla. Il suo Giro finisce chiaramente qui.

Tremendo: il Giro con pochi big al via si lascia per strada anche questi pochi. In Irlanda l'irlandese Martin, dopo due tappe il re dello sprint Kittel (influenza), ora Rodriguez. Se non è un Giro grandi firme, sta diventando il dannato Giro della sopravvivenza. L'impressione, se continua il carosello letale di nubifragi e rotatorie, è che alla fine vincerà l'ultimo rimasto in piedi. Lo si può desumere già da questa tappa thriller di Montecassino: i pochi sopravvissuti all'ecatombe, una sporca dozzina, si mettono a uovo e cercano di speculare al massimo, in senso buono, sull'occasione propizia. Cinici e antisportivi? Ma non diciamo fesserie: nel ciclismo si cade da sempre, purtroppo, e chi non cade continua per vincere. Stavolta la fortuna, ma forse sarebbe il caso di dire la grande saggezza di stare sempre davanti a tutti, premia l'Australia in blocco: il vecchio Evans e il giovane Matthews. Il primo pensa alla classifica generale e grazie a due bravi gregari (Oss, Morabito) mette in piedi una rapida cronoscalata a squadre. Il secondo gli si mette alle calcagna con il chiaro proposito di salvare la maglia rosa e di vincere la tappa, infilzandolo allo sprint. E' tutto okey, per loro, questa volta. Matthews centra la tappa e salva la maglia, Evans assesta ai rivali un distacco niente male. Sono 49'', più 4'' di abbuono per il terzo posto: proprio niente male, in una tappa ancora introduttiva.

Il domandone, a questo punto, è doveroso: Giro falsato? Dal meteo, dalle rotatorie, dall'asfalto del Sud, dalle gomme troppo gonfie, mettiamoci pure da qualche ciclista un po' impiastro? In qualche modo, finora lo è. Ma resta pur sempre ciclismo. Anche in Formula uno capita che a decidere l'ordine d'arrivo siano i pit-stop. Non è la prima volta, e non sarà l'ultima, che il meteo e le rotatorie dell'egregio assessore fanno più danni del Mortirolo. Forse è il caso di mettersi il cuore in pace e adattarsi alla nuova situazione. Sei nubifragi in sei tappe non sono più accidentali. Oggi, settima tappa, arrivo a Foligno: previsto temporale sul traguardo.

Fanno sette.

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