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È un'Italia a forza nove E adesso dateci l'Europeo

Armenia seppellita di gol, Mancini fa 10 vittorie su 10 nel girone. Siamo pronti per giocarcela con tutti

È un'Italia a forza nove E adesso dateci l'Europeo

Per favore zero trionfalismi. Il 30 e lode - punteggio pieno nel girone con quel che segue in materia di record collezionati - conquistato ieri dalla Nazionale di Mancini è da mettere in bacheca senza provocare ubriacature. Bisogna attendere le prossime sfide di marzo 2020 con rivali di rispettabile cifra tecnica per avere conferma sulle buone notizie che provengono da Palermo e dal lavoro, fino a ora splendido, del ct. Al netto del valore dell'Armenia, seppellita di gol dopo poco più di 30 minuti, l'Italia gioca bene e si diverte ed è il dato che si coglie nel vedere lo schieramento azzurro, modificato in alcune pedine, specie in attacco, rispetto al viaggio in Bosnia di venerdì sera, andare in gol facilmente e soprattutto onorare i suoi 4 sigilli della prima frazione con manovre e geomtrie di gran pregio. In assenza di Sensi, di Verratti, non c'è un dichiarato leader perché questo compito tocca al gioco, al coraggio nell'osare ardite manovre (tipo sul gol di Zaniolo e di Barella con lanci di 20-30 metri che tagliano a fette la difesa armena) e alla bellezza dello spettacolo allestito.

Ci sono anche smagliature, qualche peccato di presunzione (tipo il retropassaggio di Bonucci che consente a Karapetian di pizzicare la traversa di Sirigu) che vengono di fatto dimenticati dalla goleada incrementata anche nella ripresa, simbolo di un'altra qualità indiscutibile degli azzurri. Si capisce al volo che i ragazzi di Mancini si divertono. E non vale sottolineare solo la fragilità inquietante del rivale. In altri tempi, con avversari dello stesso rango, tipo Malta e Cipro, registrammo figuracce. La spiegazione è tutta nella giovanissima età degli azzurri: hanno voglia matta di farsi ammirare, motivazioni straordinarie. E quei pochi senatori, Bonucci ieri sera, si lasciano contagiare da questo clima molto positivo, promettente, promettente. Ma niente trionfalismi, è bene ripeterlo. Le poche novità introdotte dal ct riguardano soprattutto i due provini cui ha sottoposto Zaniolo, schierato prima da esterno destro d'attacco e poi retrocesso a centrocampista con l'uscita di Barella. In un ruolo e nell'altro segnala le sue qualità balistiche regalando al pubblico di Palermo e ai suoi concorrenti (Bernardeschi) un paio di sigilli. Persino il discusso Romagnoli, disceso al ruolo di riserva in assenza di Chiellini, riesce a conoscere un minuto di gloria firmando il 6 a 0 che rende l'appuntamento pari a un allenamento. Anche perché il portiere dell'Armenia è di quelli che dalle nostre parti non si trovano nemmeno in prima categoria, tra i dilettanti. Immobile, come Chiesa sottoposto a un vero test, si ritaglia una serata da protagonista ma quel che colpisce è il sorriso autentico dei suoi sodali in panchina, Belotti in prima fila quando il laziale apre la goleada dopo cinque minuti.

C'è gloria per molti altri, anche Orsolini, arrivato nella ripresa oltre che per Babayan che da il benvenuto a Meret, appena subentrato a Sirigu.

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