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Un'Italia sopravvalutata manca ancora i Giochi. Ora deve rifondare tutto

Nicolò Melli in lacrime a fine partita
Nicolò Melli in lacrime a fine partita

Sarebbe servita la fantasia di Gimbo Tamberi, saltatore in alto con passioni cestistiche, per spingere Azzurra tornata tenera oltre le forche preparate da Aza Petrovic e dalla Croazia nel preolimpico fallito a Torino. Una Nazionale che, come dicevamo nella sera dell'esordio contro la Tunisia, prima di pensare alle sfilate del Sambodromo (dove l'Italia sarà rappresentata solo da volley e pallanuoto maschili e femminili), avrebbe dovuto giocare un po' meglio. Non lo ha fatto e l'eliminazione, perdendo al supplementare (78­84) è sembrata giusta, anche se gli imbonitori diranno che abbiamo sfiorato l'impresa. Ma quale impresa? A Torino c'era tutto, entusiasmo, gran pubblico, ci è anche costato 2 milioni di euro avere l'organizzazione, e gli avversari erano abbastanza deboli, perché la Grecia sta rifondando e la stessa Croazia manca di pedine importanti.

Ci hanno messi in trappola, hanno guardato negli occhi giocatori stanchi che fingevano sicurezza, persino Gallinari che è andato così così, per non parlare dell'inguardabile Bargnani. In questo basket strepitante, lacerato ai vertici, con società virtuose come Reggio Emilia, Trento e Sassari scomunicate e costrette all'abiura, come la nuova Cantù russa, per non scontentare il potente segretario della federazione mondiale che odia i successi dell'Uleb, la Nba europea a cui parteciperà l'anno prossimo solo la privilegiata Milano che ieri ha saputo da Gentile che preferirebbe stare nella società che lo ha scelto come capitano giovanissimo.

Scarichi di testa, Datome irriconoscibile, Belinelli generoso, ma limitato da un frattura al volto, in pratica usciamo dalla corsa olimpica dove ieri è arrivata per ultima la Francia, soltanto registrando i veri progressi del Melli che l'Emporio ha lasciato andare in Germania e di Hackett che ad Atene ha ritrovato quello che aveva perduto nelle strade di Milano. Salvarne altri sarebbe difficile anche perché certi sprazzi si sono visti contro avversari mediocri e non nella partita dove serviva la testa. Fallimento che ha provocato un'ondata velenosa, naturalmente c'è anche chi chiede la testa del presidente Petrucci a cui, invece, chiederemmo l'umiltà di convocare gli stati generali per ricominciare da campi meno vergognosi (certo nella bella Torino quella sosta per guasto tecnico ha fatto arrossire), per ridare spazio a giocatori italiani piuttosto che correre dietro a mercenari di ogni tipo.

Nel gorgo è finito addirittura Ettore Messina, il più titolato dei nostri tecnici, richiamato dal Texas per sostituire a sorpresa il Pianigiani che a Petrucci sembrava sempre troppo pessimista (aveva ragione ?), un grande allenatore depresso che ieri ha chiesto scusa a tutti per questo fallimento, colpevole come tanti suoi giocatori.

Colpa sua essersi fidato, colpa degli imbonitori non vedere le maschere dietro cui si nascondevano.

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