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Valverde nonno iridato. L'Italia di Moscon è ancora troppo giovane

Lo spagnolo a 38 anni centra l'oro dopo 6 podi L'azzurro cede solo alla fine del muro ed è 5°

Valverde nonno iridato. L'Italia di Moscon è ancora troppo giovane

Innsbruck - Vince nonno Valverde, come da pronostico di Peter Sagan, lo slovacco che ieri si è sciolto come neve al sole quando il traguardo era ancora lontano (95 km), ma poi si fa ritrovare sorridente sul podio iridato per festeggiare in prima persona il 38enne murciano, che dopo sei podi iridati (quattro bronzi e due argenti), finalmente vince il titolo che gli mancava.

A noi la coppa del nonno, nel senso che come da previsioni raccogliamo poco, perché di poco disponevamo. Nibali è già un miracolo che sia arrivato ad Innsbruck, dopo quanto è successo al Tour. Gianni Moscon era la nostra giovane speranza, e alla fine - fino alla fine - è lì a rappresentarci nel gruppetto nobile di questo mondiale. Il quinto posto finale ci dice che il ragazzo c'è, ha stoffa: bisogna solo avere pazienza.

Ci sono vittorie che cambiano la vita, questa invece a Valverde la completa. Perché lui non è più un ragazzino, è in età da pensione, e il suo palmares è più che sufficiente per collocarlo, da tempo, tra i grandi di tutti i tempi: soprattutto nelle corse di un giorno.

Lui è un cacciatore abile e spietato. Capace di interpretare le corse come pochi, e finalmente ieri si è portato a casa quella maglia che inseguiva da una vita e che arriva quasi fuori tempo massimo. Per molti il mondiale è un punto di partenza, oppure di arrivo, per lui è un premio alla carriera, che nel 2011 è bene ricordarlo ha dovuto scontare anche uno stop per doping.

Quattro Liegi, cinque Frecce Vallone, una Vuelta, oltre ad un'infinità di corse. Alla sua età sapeva di non avere ancora molte occasioni: fuoriclasse anche nel coglierla all'ultimo respiro.

«È il giorno più bello della mia carriera dice tra le lacrime -: mi sono preso la responsabilità dello sprint, dicendomi che dovevo farcela», racconta dopo esser stato premiato a sorpresa da Peter Sagan, che infrange il cerimoniale per consegnare al suo favorito quell'oro vinto negli ultimi tre anni. «Io non mi sentivo bene, è andata come avete visto, ma sono contento che la maglia che ho vestito negli ultimi tre anni sia finita sulle spalle di un grandissimo corridore: se lo meritava», ha spiegato lo slovacco.

Non doveva essere il mondiale dell'Italia e difatti non lo è stato. Non è una novità, purtroppo, visto che succede da un decennio (ultima vittoria 2008 Alessandro Ballan a Varese). Era una sconfitta annunciata, che non ci sorprende. Sorprende, invece, il fatto che gli azzurri abbiano corso come se avessero uomini per farlo. Hanno tentato in tutti i modi di dare un'impronta alla corsa, provando anche a mostrare i muscoli. Un atteggiamento che ci ha sorpreso, soprattutto alla luce del fatto che nessuno ci chiedeva la luna, si poteva tranquillamente correre di rimessa e sulle ruote, lasciando il pallino delle operazioni nelle mani di altre nazioni più attrezzate come Francia, Olanda, Colombia, Gran Bretagna e Spagna, che come al solito quest'ultima - si è fatta vedere il minimo necessario.

«Posso solo ringraziare i ragazzi, perché hanno davvero corso da squadra e hanno tutti dato il cuore ha detto il nostro selezionatore Davide Cassani -. Il quinto posto finale di Gianni Moscon è sicuramente un buon risultato, in prospettiva.

Questo è un giovane di talento e l'ha fatto vedere al mondo intero».

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