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Stesso minuto, stessa porta: Vucinic butta fuori il Milan

Calcio da salotto poi, come l'anno scorso, la Juve si sveglia nei supplementari. I rossoneri tirano poco e sbagliano molto. Ma nel finale spaventano Conte

Stesso minuto, stessa porta: Vucinic butta fuori il Milan

Torino - Ancora la firma di Vucinic per ribaltare le speranze del Milan. Stesso minuto e stessa porta della semifinale di marzo. Gol in contropiede che metterà rossori a tutta la difesa del Milan, gol che restituisce alla Juve il senso del potere. Ora le toccherà la Lazio. Meglio i supplementari del resto della partita: più azioni, più occasioni. Il Milan ha ripreso a tirare in porta dopo essersene dimenticato per troppo tempo. E Traorè ha avuto sul piede l'occasione per andare ai rigori: Storari si è trovato palla addosso. Quando è segnata… La Juve ha raccolto quel che spettava, se guardiamo alle occasioni o, almeno, alle conclusioni.
I due gol gioiello del primo quarto d'ora di match avevano illuso tutti. Chissà mai che non ci facciano divertire dall'inizio alla fine. Figuratevi! Dodici minuti di botta e risposta hanno ripagato il prezzo del biglietto. Invece è stata solo attesa di un calcio degno della tradizione, del pedigrèe delle squadre ed anche del bel pienone che lo Juventus stadium non ha fatto mancare.
Colpo d'occhio da notte delle stelle, come fosse una finale. Poi gli svarioni di Acerbi e Mexes, il gioco non proprio esaltante della Juve, qualche imprecisione di mira (Matri si è mangiato un'occasione dopo otto minuti), ci hanno fatto ricadere nelle stalle del nostro pallone. Milan con difesa da brivido, portiere compreso, e Giovinco ne ha approfittato per provare il piedino con le sue punizioni. La prima è stata una squisitezza che Amelia si è guardato da spettatore non pagante. Il pallone ha tracciato una bellissima parabola nemmeno il piede l'avesse disegnata. E per la Juve è stato il sospirone di sollievo del pareggio dopo il gelo dei primi dieci minuti, quando il Milan ha presentato la sua voglia di far male e l'idea di non essere squadra designata al sacrificio come qualcuno temeva. Certo, con i rinforzi acquisiti in estate non deve stare allegro, ma appena Boateng, Emanuelson ed El Sharaawy hanno aperto le ali è stato un bel volo d'aquila che il capocannoniere rossonero (smarcato da un colpo di Pazzini) ha trasformato con tiro preciso e perfido dal limite d'area. Sei minuti e Milan in vantaggio, c'era il tanto per immaginare calcio da guerriglia. Invece è stato calcio da salotto. Milan inizialmente più bello, Juve alla lunga più panzer.
Juve senza Pirlo, con Marrone un po' timidino, dunque gioco bianconero a raffiche. Milan molto più aperto al dialogo calcistico un po' troppo melinato. La partita si è ammosciata, salvo vivacizzarsi con due-tre punizioni di Giovinco e con qualche divagazione difensiva juventina. Mettiamo pure che, agli uni e agli altri, mancavano titolari importanti. Ma non basta a spiegare certe nefandezze tecniche.
E il senso di attesa, spesso delusa, era percepibile anche negli interessi del pubblico: scaldato da coretti ad personam e da striscioni che tiravano in ballo le porcherie, scritte in altre occasioni, nei confronti di Pessotto. Tanto per dire che non ci sono solo i buuuu! razzisti. Chiaro che, da una partita giocata malaccio, potesse venirne fuori solo qualche lampo di calcio individualistico.
E allora Boateng ha cercato il tiro: robetta per Storari. Giovinco, stranamente ispirato dalla vicinanza di Acerbi(!), ha provato a mandare in gol i compagni trovando tanti piedi storti. Poi gli è subentrato Vucinic e ci ha provato pure lui: acqua fino ai supplementari. Il Milan ha variato l'attacco, dentro il lottatore Niang e il farfallino Bojan, ma se non hai suggeritori vai a carbone. Il povero El Sharaawy ha dovuto, perfino, tramutarsi in terzino d'area per strappare palla gol a Liechtsteiner. Capite com'è messo il Milan? E la Juve non ha saputo profittarne. Così da rifilarci perfino i supplementari: conclusi dallo sventolone di Vucinic, servito dal solito svarione di Mexes e dal piedone di De Ceglie. Il gol di marzo servì alla Juve per un pari che decise la qualificazione alla finale.

Questo per ribadire al Milan il concetto: eliminati.

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