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La vera Joya è tutta di Insigne E Dybala è una stella cadente

Imperfetto il maradonino napoletano ma non ha mai smesso di crederci. L'argentino sgonfio e poi sostituito

La vera Joya è tutta di Insigne E Dybala è una stella cadente

di Riccardo Signori

Siete piccoli, piccoli, così Ci fosse stato Fred Buscaglione gliela avrebbe cantata. C'è voluto un difensore forte quanto un albero per illuminare una partita. I due numeri 10, per acclamazione popolare, ci hanno tolto il piacere di una giocata, un'idea per vincere la loro partita. Fuocherelli calcistici, ragazzi con il fuoco nell'anima. Insigne fuoco vivo che non si è mai arreso fino al gol di Koulibaly. Dybala fuoco lento, qualche volta un po' spento. Suvvia dove andare a pescare quel certo non ti scordar di me? Quando vedi il numero 10 sulla schiena dell'argentino e magari pensi che lo portavano Michel Platini e Omar Sivori vien da sorridere. Meglio sorridere per non lasciarsi prendere dalla nostalgia. Cosa credevate voi che li avete incoronati? Insigne non porta la magica maglia, ma tiene le stimmate del predestinato. Ed esce dalla serata dell'«essere o non essere» con la felicità nel cuore. Più convinzione che illusione oramai. Il Maradonino napoletano si è infilato per primo nell'area della Juve rovinando la partita di Chiellini, ha lambito l'esaltazione del gol nel primo tempo: peccato che il vecchio Lichtsteiner se lo sia giocato per metterlo in fuorigioco. Insigne ha provato a regalare quel famoso sogno promesso al popolo suo: ha lottato, si è arrabbiato, ha disturbato la tranquillità dei difensori avversari con pizzicotti al viso. È stato lui l'immagine di Napoli contro tutti. Ed ora lo scudetto è davvero più vicino. Ma, nel frattempo, ha capito quanto sia difficile giocare nella Juve quando ha visto Dybala nello spogliatoio dopo 45 minuti.

Tempi duri per la Joya, divenuta «bonjour tristesse». Il muso lungo, quel 10 rimpiccolito assai: per dirla con i napoletani. Paulo deve aver confuso la grandezza di una maglia con l'onnipotenza calcistica. Gli è bastato un tempo per perdere la sua partita. Bocciato da Allegri e bocciato, per ora, anche dal ct dell'Argentina. Non sarà sempre colpa di tecnici incapaci di comprendere la sua grandezza? Allegri l'ha messo fuori dopo avergli chiesto di fare il Dybala, invece non gli è riuscito di essere nemmeno un Recoba, tanto per citare un re degli incompiuti.

La Juve non ha tempo, il tecnico ha restituito alla squadra un disegno più logico. Juve che cerca aria sulle fasce e lui non c'è mai. Tenta di fare il trequartista, ma scorre come l'acqua che scivola dalle mani. Ricorderemo la partita del bimbo bello bianconero per quella gabbia in cui si è andato a ficcare dopo una ventina di minuti: quattro napoletani intorno e lui senza una idea per uscirne. Niente di più, se non qualche corner ben calciato. Dybala chi? Difficile rispondere. Non più quel felice ribaldo che aveva promesso una stagione da stella. Poi la stella promessa è diventata stella cadente: 21 gol in campionato, ma magie annacquate. E la Champions non gli ha certo arricchito il curriculum. Per smentire malesseri e cattivi pensieri bastava lievitare nella sera che poteva valere uno scudetto. Invece Paulo se n'è stato come un bambinello accoccolato sul gradino a guardare gli altri. Di tanto in tanto affannato a raccattar la palla.

La stella non si è accesa, anzi è caduta: in una stalla.

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