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La verità di «Gigiomollalo» «Violenza morale? Mai detto né scritto...»

Mentre sui social è partita la campagna dei tifosi per liberarlo da Raiola, lui spiazza tutti

Franco Ordine

Forse è stato merito dell'affetto di tifosi e giovanissimi calciatori che l'hanno trattato come se non fosse successo niente. Forse è merito di quegli applausi, delle strette di mano, richieste di selfie e autografi, del colloquio fitto fitto con Franco Baresi. Certo che ieri sera Gigio Donnarumma, al ritorno a casa dopo la partecipazione alla festa del settore giovanile rossonero, ha preso il suo cellulare e sul suo profilo Instagram, sotto la foto con Rino Gattuso, ha scritto: «È stata una brutta serata e non me l'aspettavo! Non ho mai detto nè scritto di aver subito violenza morale quando ho firmato il contratto. Nonostante tutto guardo avanti e testa alla prossima partita, forza Milan!». Dopo la feroce contestazione di San Siro di mercoledì sera, è arrivata la smentita decisa di aver avuto un ruolo diretto nell'ultima iniziativa di Raiola e del suo avvocato Rigo. A questa sua sortita ha fatto da nota d'accompagnamento una frase di Raiola («la firma di Gigio è stato un atto d'amore verso il Milan») che ha tutto il sapore di una conferma indiretta dell'innocenza del portiere. In pubblico, davanti alla platea in adorazione di bambini e tifosi arrivati a San Siro, location dell'evento, Gigio, accompagnato dal fratello maggiore Antonio ha detto qualcosa di significativo. «Da bambino il mio idolo era Abbiati perché io sono tifoso del Milan» ha spiegato. A sigillare il clima di recuperata sintonia col mondo rossonero è intervenuto anche il fratello Antonio che si è ascritto il merito di «averlo allenato, perciò è diventato più forte di me». Lo zucchero filato arrivato dalla festicciola del settore giovanile milanista, utilizzata da Fassone per annunciare il rinnovo contrattuale di Davide Calabria (fino al 2022), non ha eliminato l'amaro e il veleno che da mercoledì ha preso a circolare sui social. Anzi, sul punto, è partita una campagna dei tifosi con l'hastag gigiomollalo che tende a ottenere il divorzio di Donnarumma dal suo discusso e contestato agente Mino Raiola, autore di quella mossa strategica (chiedere l'invalidazione del contratto sottoscritto l'11 luglio scorso) che ha fatto riprecipitare il club e il suo giovane esponente al centro di un caso clamoroso. A dire il vero, mercoledì notte, dinanzi alle gote umide di Gigio consolato da Bonucci e a quello striscione che ha offeso anche il fratello, Rino Gattuso gli ha offerto la sua protezione («viene dipinto come un mostro e non è così, lo tutelerò») e Mirabelli ha inferto una sequenza di stoccate destinate solo e soltanto a Raiola. «Non abbiamo necessità di vendere nessuno, se ce lo chiedessero espressamente i giocatori dovrebbero soddisfare le nostre richieste, Donnarumma non l'ha mai fatto. Sappiamo da dove arriva il male, c'è qualcuno che fa lo showman» la raffica del ds rossonero. Adesso sono tutti in attesa della prossima mossa di Raiola. Nel frattempo toccherà ai rispettivi legali il compito di riprendere il dialogo. Dopo le sciabolate delle ultime ore non sarà semplice. Di sicuro Mino ha lavorato ai fianchi anche la famiglia di Donnarumma, che è stata poi l'artefice del cambio di strategia e della scelta di accettare la mega-offerta di Fassone con scadenza 2021. Al di là della questione clausola, mai inserita nel fascicolo girato in Lega, qualche disappunto nella famiglia di Gigio è emerso a proposito del ruolo ritagliato ad Antonio. Doveva diventare il vice di Gigio, è stato considerato sempre il terzo portiere, dietro Storari che ha giocato in Europa league e saltato la coppa Italia solo per un acciacco muscolare. Nel frattempo il Milan è atteso al giudizio universale dell'Uefa che deve pronunciare, nelle prossime ore, il verdetto sul voluntary agreement proposto dalla società e che non ha alcuna possibilità d'essere accolto. Lo stesso Fassone ha anticipato il giudizio con la frase: «Ci sono state fatte richieste dall'Uefa impossibili da soddisfare per qualsiasi club». L'unica nota lieta è arrivata dalla portavoce italiana del fondo Elliott che con una nota ha smentito il mandato dato a CAA e segnalato «la piena fiducia nel board ac Milan e nel ceo Fassone».

Di questi tempi forse vale più di un gol decisivo di Andrè Silva al 95'.

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