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Il Verona rialza i Toni nel Pazzo derby

Segnano le punte. La chiude super Ionita. Due rigori e due espulsi

Vanni ZagnoliA chi pensa che Gigi Delneri sia un allenatore bollito, consigliamo di rivedere il derby dell'Adige di ieri sera e soprattutto di studiarne la carriera. Scrisse pagine storiche a Terni e al Chievo, alla Sampdoria e all'Atalanta, ha tre mesi per vergare l'intemerata più folle, la salvezza dell'Hellas, a -7 dalle genovesi. Fa gioire il popolo gialloblù del Verona, con sciarpe e cori di stampo britannico, in un Bentegodi dai larghi vuoti, perché è la stracittadina più squilibrata, con i clivensi avanti di 9 punti sul Frosinone terzultimo, nella stagione più tranquilla proprio dal dopo Delneri. È Toni a procurarsi il solito rigore, contro Spolli, lo trasforma in due tempi, a quasi 39 anni è fermo a 5 reti. Raddoppia Pazzini, deviazione dell'ex Cacciatore, con assist di Fares, attaccante adattato a terzino sinistro. Il controgioco di Maran è meno gradevole del solito, nonostante un possesso palla discreto. Non crea occasioni, a parte la girata di Inglese, fuori. A 20' dalla fine è l'erede di Paloschi a farsi trattenere da Moras, rigore più espulsione. Dal dischetto segna Pellissier, barba inedita, a mascherare l'incidenza nulla, a 37 anni. Il Verona ha costruito tanto di più, compresa l'espulsione di Spolli, e le perle di Ionita, ovvero parata di Gollini e tris allo scadere. C'è da tre stagioni, in serie A, il derby di Ivana Spagna (autrice dell'ex inno del Chievo), Jerry Calà e Damiano Cunego, dell'attrice Eva Grimaldi e dello scrittore Tim Parks (tifosi del Verona): è la 5^ d'Italia per punti complessivi, spettatori e coreografie ma conserva fascino, con quel quartiere di 8mila abitanti vicino alla 13ª salvezza.

Guarda sempre l'Hellas dall'alto in basso, come Giulietta Capuleti, quando si affacciava per il corteggiatore Romeo Montecchi.

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