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Vince Marc, vince Rossi. E il Cavaliere ingessato fa sognare il motomondo

Marquez padrone allunga, Dovizioso crolla E Vale, secondo, lotta e cede solo all'ultimo

Vince Marc, vince Rossi. E il Cavaliere ingessato fa sognare il motomondo

La Spagna agli spagnoli, in tre sul podio come a Jerez e meglio che a Jerez, perché stavolta c'è pure il quarto posto di Viñales. A una settimana dal referendum sull'indipendenza della Catalogna la marcia reale sul podio sembra uno spot politico, invece è la colonna sonora dell'assolo di Marc Marquez, che bissa il successo di Misano, centra la vittoria numero 60 della carriera, stacca Dovizioso sia nel numero di successi stagionali (5-4) che in classifica mondiale (+16) e adesso andate un po' a riprenderlo, se ne siete capaci.

Il primo dei non spagnoli è Valentino Rossi. Più di mezza gara in scia a Lorenzo, scattato ancora una volta davanti a tutti, e se uno non avesse saputo della gamba rotta poteva scambiarlo per il Valentino sano, prima che le gomme calassero e che tornasse a galla il dolore. Alla fine sarà quinto, il più bel quinto posto della sua carriera che per un pomeriggio gli permette di non pensare troppo ai guai della Yamaha: «La soddisfazione di esserci stato prevale su tutto - dice dopo aver lottato coi migliori - poi purtroppo il calo della gomma posteriore mi ha penalizzato e lo stesso è successo a Viñales. Honda e Ducati hanno fatto grandi progressi con l'elettronica, noi invece siamo rimasti indietro: la moto va bene, sul giro secco ci siamo, ma nella seconda parte delle gare facciamo troppa fatica».

Dopo aver ribadito che i gran premi si diverte più a correrli che a guardarli sul divano col gatto Rossano, Valentino aggiunge un'ulteriore spiegazione a questo suo rientro da fenomeno: «Nel 2010 quando mi ruppi la gamba saltai quattro gare e ci misi parecchio a riprendere gli automatismi, per questo stavolta ci tenevo a tornare subito. Adesso mi rimetterò subito a lavorare e a Motegi, tra due settimane, cercherò di arrivare un po' più in forma».

Motegi è la prossima tappa, la quartultima della stagione. L'aspetta con ansia anche Lorenzo che ieri nulla ha potuto contro la rimonta inesorabile di Marquez e Pedrosa e che però si è consolato col secondo podio della stagione. «Sono sempre più vicino alla vittoria, credo che non mi manchi molto», dice Jorge che in Giappone è convinto di trovare un circuito adatto sia al suo stile che a quello della Ducati. Ma l'aspetta soprattutto il grande sconfitto di Aragon, il Dovizioso settimo e abbacchiato perché vede il grande sogno scivolargli via dalle mani. «Abbiamo pagato a caro prezzo il mancato lavoro di venerdì quando c'è stata la pioggia», mastica amaro Andrea, che all'inizio era scattato bene mettendosi pure davanti a Marquez ma che alla distanza si è fatto scavalcare anche dall'Aprilia di Aleix Espargaro.

Rischia di essere un cazzotto da ko e lo sa lui come lo sa Marquez, che infatti gongola: «All'inizio avevo zero feeling con la moto, quando ho provato a passare sia Valentino che Lorenzo e sono andato lungo ho cercato di resettare tutto e da lì ho iniziato a guidare più pulito». Non ce n'è stata per nessuno, anche se lui giura di aver «faticato più degli altri anni per vincere qui». Per carità, gli crediamo, ma intanto sembra avere in mano il sesto titolo (quarto in MotoGp).

E a questo punto può perderlo solo lui.

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