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La prima volta del Cile è la solita storia di Messi

La Roja conquista il primo trofeo della sua storia E la Pulce continua il digiuno con la Nazionale

Un bambino che s'avvicina, lo abbraccia e scatta una selfie a fine gara con l'uomo più triste del mondo. Nell'ingenuità del gesto di chi è piccolo sta la grande tristezza di Lionel Messi, che ancora oggi tutti reputano il calciatore più forte in circolazione. Un ragazzo, un uomo, che quando si veste della camiseta dell'Argentina si smarrisce, si perde e viene travolto da una stranissima sindrome da insuccesso. Il Cile ha vinto la Coppa America 2015, gloria al Cile. Dall'altra parte, però, si è consumato l'ennesimo psicodramma del già citato numero dieci e dell'Argentina intera, che dopo il ko nella finale del Mondiale di un estate fa contro la Germania, ha dovuto subire ancora l'onta della sconfitta, questa volta contro una squadra che ha assaporaro il gusto della prima volta e che ha trionfato come Davide fece contro Golia.

Che si sarebbe trattato di una prima volta lo si sapeva a priori. Il Cile, mai vincitore di nessun trofeo nella sua storia, un gruppo di giocatori piuttosto anziano per il calcio di oggi, voleva sfatare il tabù di fronte ai suoi tifosi; dall'altra parte l'Argentina, a secco di successi in Coppa America dal lontano 1993, un mondiale che manca ormai dal 1986 e il calciatore più forte al mondo, quel già citato Lionel Messi che con la maglia dell'Albiceleste si scioglie come neve al sole. Un Mondiale under 20 e un oro olimpico nel suo palmares, troppo poco per giustificare l'etichetta prestigiosa di calciatore più forte del momento.

I motivi della crisi di Messi sono argomento di discussione da diversi anni; e tra chi cerca una soluzione e chi invece non la vede proprio, gli sfottò sono stati, e probabilmente saranno ancora per un po', all'ordine del giorno. C'è chi gli rimprovera di non avere "los huevos que tiene Gary Medel" (la traduzione è superflua...) ma anche chi lo reputa poco "argentino" e molto europeo, visto che gioca a Barcellona sin dalla tenera età.

In patria ancora aspettano il primo vero acuto della Pulce, mentre un'altra intera nazione è esplosa al rigore trasformato da Alexis Sanchez, che ha consegnato al Cile il primo trofeo della sua storia. Altro giro, altra prima volta, dopo quattro finali perse la Roja ha conquistato finalmente la Coppa in un'edizione contraddistinta da errori arbitrali, risse e ipotesi di favoritismi. Sarà, ma a fare la voce grossa è stato un gruppo intero, dove spiccavano sì le stelle di Vidal e Valdivia ma dove senza Vargas, Medel e compagni, forse, non si sarebbe mai raggiunto il doppio traguardo: conquista storica del trofeo e primo successo in coppa America ai danni dell'Argentina, dopo cinque pareggi e ben 19 sconfitte.

Grande merito di tutto ciò va dato al ct Jorge Sampaoli, un uomo che a 55 anni ha trovato la gloria mondiale visto che finora aveva conquistato soltanto tre campionati cileni e una coppa Sudamericana tutti con l'Universidad de Chile. Il suo vantaggio è stato quello di imbrigliare le individualità avversarie, ma senza rinunciare ad un gioco propositivo.

Ma quest'edizione della Coppa America è stata anche un'ennesima dimostrazione che il calcio italiano vale ancora molto: lo juventino Arturo Vidal è stato eletto miglior giocatore, mentre l'ex Napoli Eduardo Vargas ha chiuso in vetta la classifica marcatori assieme al peruviano Guerrero.

E poi, tra i campioni del Sudamerica, oltre agli ex Serie A Mauricio Isla e Alexis Sánchez, ci sono ben cinque bandiere del calcio di casa nostra: lo stesso Vidal, Gary Medel (Inter), Mauricio Pinilla (Atalanta), Mati Fernández e David Pizarro (Fiorentina).

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