Pyeongchang 2018

Zagitova campionessa olimpica a 15 anni. Quinta Carolina Kostner

La baby russa regina del pattinaggio. L’italiana rimonta una posizione ma non bissa il bronzo di Sochi. Piazza d’onore a Medvedeva

Zagitova campionessa olimpica a 15 anni. Quinta Carolina Kostner

E’ la seconda pattinatrice più giovane di sempre a vincere un titolo olimpico. Medaglia d’oro a 15 anni. Lei è Alina Zagitova dalla Russia, che tre anni fa aveva gessi a gamba e braccio, doveva essere rispedita dalla sua allenatrice a Izhvesk, dove è nata, perché non si impegnava abbastanza, e che ora è la regina del ghiaccio a nemmeno sedici anni (li compirà il 18 maggio), a poco più di un punto dalla connazionale Edvgenia Medvedeva, in una sfida mozzafiato che si è giocata davvero sul filo di lama.
Come ha sfiorato il record Carolina Kostner, che non è riuscita a prendersi il secondo bronzo alle Olimpiadi, arrivando quinta. Incantevole, coinvolgente, come sempre sulle note del Pomeriggio di un fauno di Debussy, è stata in grado di recuperare una posizione rispetto al programma corto, con un triplo lutz iniziale che ha mandato in visibilio il pubblico, ma l’ha tradita il suo salto migliore, il flip. L’ha recuperato, ma non è riuscita ad attaccare la combinazione che forse l’avrebbe fatta volare, e che poi non ha riprovato a ripetere in coda a nessuno dei seguenti cinque salti tripli seguenti. Una sequenza di passi da leggenda non è bastata. A trentun anni è riuscita comunque a portare sul ghiaccio la sua arte anche oggi e il suo secondo miglior piazzamento ai Giochi dopo il bronzo di Sochi. Voleva dimostrare sul ghiaccio la sua “gioia di pattinare”, aveva detto prima della gara, e anche in questo, nel non trovare spazi per i salti a tutti i costi a un Olimpiade, e il sorriso sempre presente a fine esibizione dopo alti, bassi, scivolate e recuperi, sono le bizzarre caratteristiche della non competitiva atleta nazionale, comunque la migliore di sempre per l’Italia nel pattinaggio artistico, capace di ripartire da zero, “sottoterra” dopo la squalifica impostale per il caso di doping che aveva investito il suo ex fidanzato. Lo esprime benissimo lei così: “Il punto non è trovare la perfezione, ma scoprire i propri limiti”. Una frase da incorniciare come una medaglia.
Zagitova si è lasciata alle spalle l’incubo (e anche gloria) nazionale di proprio di Sochi, dove l’impresa era stata sfiorata da Yulia Lipnitskaya, la quindicenne che aveva trascinato la Russia alla vittoria nella gara a squadre e che era in parte crollata nel programma singolo. Ora si è ritirata per anoressia a diciannove anni, ma sta tornando in pista come allenatrice.
Una tranquillità impressionante quella della giovanissima Alina, che le ha concesso, a lei sì, che a sedici anni meno della Kostner, di recuperare una combinazione di tripli persa nella prima fase dei salti con una solidità di nervi eccezionale.
Medvedeva ha superato Zagitova in interpretazione, ha dato l’anima come sempre sul ghiaccio, ma pur avendo dominato le due precedenti stagioni non è riuscita a centrare l’obbiettivo più importante per meno di un punto e mezzo.

La Russia, declassata a queste olimpiadi come Oar dopo i casi di doping, porta comunque a casa il primo oro e una doppietta entusiasmante.

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