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Zaniolo, notte magica. Ma il Porto fa soffrire la Roma fino in fondo

Una doppietta del baby lancia i giallorossi Il gol dei portoghesi complica il ritorno

Zaniolo, notte magica. Ma il Porto fa soffrire la Roma fino in fondo

Roma Quando si dice essere un predestinato. Quella maglia da titolare a Madrid nel tempio del Bernabeu e dei pluricampioni in carica del Real a settembre sembrò un'eresia, ma in realtà era l'inizio di una bella favola. Nicolò Zaniolo sta scalando le tappe in fretta: primo italiano classe 1999 a giocare dall'inizio un ottavo di Champions e di conseguenza a segnare una doppietta, giocatore italiano più giovane di sempre a fare una doppietta in Champions, ma anche il primo calciatore della Roma a infilare un estremo difensore del Porto in cinque sfide dirette. Un gol di classe, uno di rabbia sfruttando la ribattuta del palo e battendo uno dei uno dei portieri più forti di sempre, quell'Iker Casillas che di anni ne ha il doppio di Nicolò. Il tutto in una gara giocata in un ruolo non proprio suo, l'esterno destro nel tridente d'attacco, che il 19enne ha saputo interpretare al meglio. Il tutto in una Roma «azzurra» con sette italiani titolari, l'ultima volta che la truppa di Trigoria aveva avuto una presenza così ampia di calciatori nostrani in Champions era stata il 15 settembre 2010 (allenatore Ranieri) a Monaco contro il Bayern. E l'ultima squadra a schierare in un match della più prestigiosa competizione europea così tanti italiani dal primo minuto era stata la Juventus nel settembre 2013 - era Conte - contro il Copenaghen.

La corsa sotto la Sud che lo ha ormai eletto a nuovo idolo completa la notte magica dell'enfant prodige di Massa. Accantonato dalla Fiorentina, diventato plusvalenza nell'Inter ed esploso a Roma, con cinque reti in 22 presenze stagionali. Nemmeno Totti, con cui i paragoni - un po' frettolosamente - sono già iniziati, aveva iniziato la carriera così. «E' importante per la Nazionale dei grandi, ma giocherà l'Europeo di categoria», così il ct dell'Under 21 azzurra Gigi Di Biagio, che ha seguito la gara accanto a Roberto Mancini.

Di Francesco gli concede la standing ovation quando però è già arrivato a rovinare la notte perfetta di Nicolò e quasi perfetta della Roma, il gentile regalo della difesa che ha concesso ad Adrian Lopez - entrato in campo da appena undici minuti - l'acuto che tiene aperta, e fa quasi pendere la bilancia dalla parte dei lusitani, la qualificazione ai quarti. C'era una rivincita da prendersi 30 mesi dopo quella notte tra le più brutte della storia europea romanista. Di Francesco si chiama Eusebio come la stella del Benfica, nemica storica del Porto, ha persino una discussione animata a bordo campo con il collega Sergio Conceiçao e finalmente con lui la Roma riesce a interrompere la tradizione dei giallorossi mai vittoriosi sul Porto. Anche se il 2-1 lascia l'amaro in bocca per le occasioni costruite (il palo di Dzeko e il miracolo di Casillas su Pellegrini in primis) e per l'intensità mostrata in lunghi tratti della gara.

Una gara equilibrata, nella quale la Roma guida le danze ma trova un pressing alto e asfissiante del Porto, squadra solida e con buoni palleggiatori che Conceiçao schiera con un 4-4-2 prudente (Brahimi fa di fatto il centrocampista per bloccare le possibili avanzate di Florenzi). Poche le emozioni del primo tempo, con l'intervento puntuale di Mirante sulla girata di Fernando e il legno colpito da Dzeko (l'ennesimo della stagione romanista) dopo un'ottima azione personale. La doppietta di Zaniolo accende all'improvviso la ripresa e scrive una pagina storica per il talentino toscano. La Roma non ha la forza di segnare altri gol, il Porto accorcia le distanze e fa tremare i giallorossi nel finale pur perdendo la prima gara dal 7 ottobre.

Ritorno in Portogallo aperto, ma che sarà duro per la truppa giallorossa.

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