Economia

Lo spread fa ancora paura: è oltre i 510 punti

Corsa al rialzo dello spread di nuovo senza freni. Il differenziale di rendimento tra il Btp e il bund tedesco vola a 515 punti base. Il tasso sul decennale sfonda la soglia critica del 7% balzando al 7,09%. Mesi fa, invece, Buttiglione assicurava: "Le dimissioni di Berlusconi valgono 300 punti di spread". Bersani, con lo spread oltre quota 400 punti, si allarmava: "Non c’è più tempo per crogiolarsi con le favole". E adesso? Nessuno si lamenta. A novembre Casini vaticinava: "Se nascesse un nuovo governo guidato da Monti vedremmo gli effetti subito". Oggi, invece, incolpa la Bce: "Bisogna capire l'entità dei suoi acquisti"

Lo spread fa ancora paura: è oltre i 510 punti

Proprio quando il parlamento lincenzia il decreto "salva Italia" e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo firma trasformandolo in legge, ecco che la lo spread torna, nuovamente, a correre senza freni nella totale indifferenza dei media progressisti che per mesi hanno chiesto le dimissioni di Silvio Berlusconi da Palazzo Chigi. Dimissioni che avrebbero interrotto il continuo rialzo del differenziale di rendimento sui titoli di Stato italiani. Adesso che lo spread tra i Btp e i Bund tedeschi è arrivato a toccare i 515 punti base, nessuno più parla di dimissioni o passi indietro.

Sono finiti i tempi in cui la sinistra cavalcava la crisi finanziaria per riuscire a dare la spallata al governo Berlusconi. Il 10 novembre il leader centrista Pier Ferdinando Casini sentenziava: "Se nascesse un nuovo governo guidato da Monti vedremmo gli effetti subito. È uno degli uomini più stimati. Sono convinto che si possano fare anche misure impopolari. Lo spread si ridurrà". Oggi, invece, è sibito pronto a cercare le colpe a Bruxelles: "Bisogna capire quanti acquisti dei titoli di Stato italiani ha fatto la Bce, quanti ne faceva prima e quanti adesso, altrimenti non si riesce a capire quanto accade nello spread". D'altra parte, Casini non era mica l'unico a credere che sarebbero bastate le dimissioni del Cavaliere per sistemare tutti i mali dell'Italia. Negli stessi giorni - era il  7 novembre - Massimo D'Alema ci avrebbe anche messo la mano sul fuoco: "E' bastata la voce delle sue dimissioni per far calare di colpo i tassi d’interesse, mentre quando ha smentito gli interessi sono cresciuti. E' la dimostrazione di quanto costa Berlusconi agli italiani". Figurarsi che il segretario del Pd Pierluigi Bersani si preoccupava quando lo spread aveva toccato la soglia dei 400 punti base. Oggi lo spread tra Btp e Bund ha sfondato di nuovo quota 400: "Ora non c’è più tempo per crogiolarsi con le favole. Per far ripartire l’Italia ha bisogno di un colpo di reni, di discontinuità sul piano politico". Era il 31 ottobre. Oggi che lo spread è tornato a superare la soglia dei 500 punti, però, tace. 

Forse, adesso, l'opposizione si sta accorgendo che non bastano gli spot per governare la finanza e che il differenziale di rendimento non può essere piegato a meri giochetti di potere. "Le dimissioni di Berlusconi valgono 300 punti di spread - spiegava l'Udc Rocco Buttiglione - il presidente della Repubblica è stato geniale a nominare Monti senatore a vita, un pre-incarico che ha fatto calare di settanta punti lo spread". Previsioni e vaticini sono stati infranti. Oggi il tasso sul decennale è tornato a sfondare la soglia critica del 7% balzando al 7,09%. E quei 515 punti base sul finire dell'anno fanno capire che non ci sono dimissioni che tengano. L'immobilismo dell'Eurozona è il vero fulcro del problema "spread". "Se non c’è un mutamento dei comportamenti a livello europeo riguardanti l’euro, la Bce, e la governance in quanto tale - ha fatto notare il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto - si corre il rischio di una vanificazione delle manovre anche piu rigorose e incisive".

Il resto sono solo invenzioni coniate ad hoc dall'opposizione per scalzare Berlusconi da Palazzo Chigi.

Commenti