Premesso che gli scrittori che campino di sola scrittura si contano sulle dita di un paio di mani, escludiamo anche quelli che fanno i giornalisti, gli insegnanti, i traduttori e gli sceneggiatori: sono la maggioranza e sbarcano il lunario con professioni contigue alla scrittura narrativa. Resta un gruppo, più nutrito di quanto si pensi, di autori che nella vita svolgono, con più o meno diletto, altre professioni, apparentemente lontane.
Molto si è detto e scritto a proposito di Gianrico Carofiglio, magistrato, già sostituto procuratore alla Direzione distrettuale antimafia di Bari, poi consulente alla Commissione antimafia a Roma e ora in congedo per mandato senatoriale (Pd). La professione gli ha tuttavia ispirato i lavori più riusciti, i romanzi della trilogia dellavvocato Guerreri. Il lacustre Andrea Vitali, di Bellano (Lecco) è medico, continua a fare il medico e nelle sue vicende non attinge più di tanto alle conoscenze professionali, se non sul versante esplorativo della natura umana. Muovendosi tra Bologna e Piacenza, il poliziotto Maurizio Matrone, a lungo in servizio alla Volante, ha messo in fila una teoria di romanzi e racconti, non tutti di carattere giallo o noir. Vincenzo Pardini, che risiede presso Lucca, ha svolto a lungo lattività di guardia giurata, prima di cedere alle lusinghe dei giornali e del cinema. Marco Buticchi, ex dirigente dazienda, ama definire se stesso «bagnino di lusso», da quando ha aperto un proprio stabilimento a Lerici. Tullio Avoledo è funzionario di banca a Pordenone. A non molta distanza da lui, a Padova, Marco Franzoso è uno stimato pubblicitario con agenzia propria, Romolo Bugaro e Marco Bellotto esercitano lavvocatura. A Milano, Gianni Biondillo, architetto, ha recentemente scritto che in Italia è più facile farsi pubblicare un libro che veder realizzato un progetto. Infatti lui pubblica parecchio, però non ha appeso al chiodo il tavolo da disegno.
Qualche esempio doltreconfine? Lo svedese Leif G.W. Persson non ha mai smentito di aver lavorato tutta la vita per il ministero dellInterno del suo Paese, forse anche per i servizi segreti (ma non ne parla). In compenso, lamericana Francine Stephanie Barron lo ammette: quattro anni alla Cia, nel Centro antiterrorismo.
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