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La stangata di Monti tra Ici e altri aumenti costerà 500 euro a famiglia

Al vaglio l'aumento dell'Iva. Fornero: "I provvedimenti? Ci mettiamo la faccia, sperando di salvarla". Cala lo spread ma la fiducia dei mercati è da ricostruire

La stangata di Monti  tra Ici e altri aumenti costerà 500 euro a famiglia

Roma - Tra i 97 ed i 483 euro in più all’anno. Stima a cantiere aperto e per difetto quella della Cgia di Mestre su quanto potrebbe pesare sulle famiglie il nuovo governo. Il premier Mario Monti non è entrato nel dettaglio delle misure d’emergenza che saranno approvate. Qualche particolare in più dovrebbe uscire nei prossimi giorni e si tratterà di «decisioni non facili e non gradevoli», ha precisato ieri il premier.

Non è un mistero che ritornerà l’Ici sulla prima casa. Meno scontato un nuovo aumento dell’aliquota ordinaria dell’Iva, che il premier-professore vorrebbe scambiare con un alleggerimento delle imposte sul lavoro. Incombe una patrimoniale mentre sono certe le riforme delle pensioni e del lavoro. Ma se questo governo in piena luna di miele parlamentare ha già sperimentato qualche mal di pancia, lo si deve soprattutto al ritorno dell’imposta comunale sugli immobili e al ritocco verso l’alto di quella sul valore aggiunto.

Silvio Berlusconi giovedì ha sostenuto che gli interventi sul mattone non vanno bene perché penalizzano l’edilizia e fanno calare le quotazioni degli immobili, che restano il principale capitale degli italiani. «Siamo una società di proprietari che ha scelto di destinare i propri risparmi alla casa di abitazione e credo che una grande platea di questi debba rimanere esente», ha ribadito ieri l’ex ministro del Welfare Maurizio Sacconi.

Le associazioni dei proprietari confermano: sugli immobili, argomenta il presidente dell’Unione piccoli proprietari immobiliari, Giacomo Carini, «già ci sono balzelli di ogni tipo che superano il 60 per cento della rendita immobiliare». Molto più alta, insomma, dell’imposizione fiscale sugli investimenti finanziari.
Giuseppe Bortolussi - segretario della Cgia di Mestre - spiega che quando si aggiungerà la cura Monti, «noi stimiamo un possibile aggravio fiscale per le famiglie italiane che potrebbe oscillare tra i 97 ed i 483 euro l’anno». Siamo sul campo delle ipotesi, precisa la Cgia, ma è possibile calcolare il peso sulle famiglie prendendo in considerazione diversi scenari che si basano sull’ipotesi di compromesso più realistica. Cioè l’applicazione dell’Imu (Imposta municipale unica), imposta prevista dal federalismo comunale, che sostituirà l’Ici e l’Irpef sugli immobili. Per quanto riguarda gli immobili, tutto dipende, insomma, da come Monti applicherà gli strumenti che già ci sono. Per quanto riguarda l’Iva - spiega ancora Bertolussi - «si sono considerate due diverse ipotesi: aumento dell’aliquota del 21 per cento di 1 e di 2 punti percentuali».

Con l’Imu al 3 per mille e l’aumento dell’Iva di un punto ogni famiglia pagherà 97 euro all’anno in più. Con l’imposta al 6,6 per mille e l’Iva aumentata di due punti, si arriva a 390 euro. Che potrebbero diventare 483 se si dovesse applicare anche la Res, tassa sui servizi comunali.
Stime per difetto, visto che gli artigiani di Mestre non hanno tenuto conto del probabile ritocco delle rendite catastali che farebbe lievitare l’imposta sugli immobili.

Contro un ulteriore aumento dell’Iva, oltre alle associazioni dei commercianti, si sono schierati i consumatori. Il Codacons ha calcolato quanto costerebbe per ogni famiglia il solo aumento di un punto di Iva, cioè l’ipotesi meno forte tra quelle allo studio del governo. La famiglia «tipo» dell’Istat, fatta da 2,5 componenti pagherebbe in media 244 euro all’anno in più. Un nucleo familiare di 4 persone 385 euro.

Di questi aumenti, spiega l’associazione consumeristica, un terzo si stima sia l’effetto degli arrotondamenti.

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