PAROLA_LETTORI

la stanza di Mario CerviDai migranti dobbiamo esigere che accettino la nostra civiltà

Da alcuni anni sto ponendo un interrogativo che cade inesorabilmente nel vuoto e al quale nessuno mai risponde né alcun quotidiano concede a esso la pur minima considerazione. La domanda è la seguente: come si possono conciliare grandi battaglie civili per i diritti dei gay e per la promozione della condizione femminile con la visione che delle due medesime questioni ha la fede islamica, alla quale appartiene la quasi totalità dei migranti che in numero sempre più massiccio approdano nel nostro Paese? Eppure non mi sembra di porre una domanda politicamente scorretta al punto di venir sistematicamente cassata.
Scandicci (Firenze)

Caro Bonelli, temerariamente mi proverò a dare una risposta all'interrogativo che da anni lei pone e che, a quanto pare, è sempre caduto nel vuoto. Secondo me il fatto che grandi masse islamiche approvino l'oscurantismo e i divieti odiosi della loro religione non è un buon motivo per rinunciare alle battaglie di libertà. La quale libertà sta più nel tutelare le minoranze che nel rafforzare le maggioranze, già abbastanza robuste per conto loro. Se in Sudan viene inflitta a una donna la pena di morte - poi ritirata - per apostasia, se in Arabia Saudita s'infligge una bella dose di frustate alle donne che osano guidare l'automobile, e se folle urlanti e magari maggioritarie applaudono questi obbrobri, non dobbiamo rassegnarci alla fatalità della repressione e del dispotismo. Lo so, l'inanità degli sforzi per contrastare il fanatismo religioso è scoraggiante. So pure che l'Occidente è longanime nei confronti dell'Arabia Saudita solo perché è un immane serbatoio petrolifero. Ci sono molte distrazioni di cui dobbiamo rimproverarci. Dai migranti dobbiamo e possiamo esigere che si conformino al concetto di democrazia e di libertà vigenti in quell'élite del mondo che è l'Occidente.

Per inciso sottolineo che sono senza riserve in favore dei diritti dei gay, senza che questo significhi consenso a certe loro manifestazioni e a certi loro esibizionismi.

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