PAROLA_LETTORI

la stanza di Mario CerviGli italiani sono geniali ma purtroppo non fanno mai squadra

Caro Dr. Cervi, ho vissuto, da ragazzo, la Seconda guerra mondiale e perciò sono stato testimone di tutto ciò che ne è conseguito. Dalla «resurrezione» post-bellica, il sessantotto... fino ad oggi. Una «biblioteca» di eventi e fatti, da belli ad imbarazzanti. Ma che pur rappresenta oltre mezzo secolo della nostra storia, ci piaccia o meno. Ed è inevitabile, credo, il confronto con gli altri (Occidentali). E vengo alla domanda, ma vorrei essere un sociologo perché non ho ancora capito appieno, alla mia veneranda età, perché siamo così difficilmente governabili. Non voglio perdermi in esempi (anche storici), purtroppo numerosi. La mia personalissima convinzione è che la causa sia solo ed esclusivamente nostra. Forse il 1861 è ancora troppo recente? O siamo proprio caratterialmente deficitari? Cosa ne pensa? Sono molto dispiaciuto di non poter essere presente alla prossima crociera e pertanto la saluto caramente.
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Caro Giusti, esito a pronunciarmi sul quesito che lei mi pone ossia sulle ragioni della nostra ingovernabilità. Esito perché siamo in una italica stagione autoflagellatoria. Dalla retorica degli italiani geniali, laboriosi, generosi, coraggiosi e virtuosi (che trovava numerose smentite nella realtà) siamo passati alla retorica dell'Italia e degli italiani miserevoli, codardi, infingardi. Anche questa seconda retorica smentita dalla tanta brava e onesta e laboriosa gente che popola la penisola. Purtroppo la nostra cattiva fama non è immotivata. Bisogna dar ragione a Mussolini -non sempre ma qualche volta l'aveva anche lui- quando affermava che governare l'Italia non è difficile, è inutile. L'Italia è ingovernabile e, per fortuna, anche inaffondabile. Fatta questa premessa riassumo le conclusioni cui arrivavo con Indro Montanelli quando discutevamo di certi vizi e vezzi italiani. E la conclusioone è che in tante cose eccelliamo, ma ci portiamo dietro, per motivi storici e culturali che affondano nei secoli passati e nelle tante dominazioni straniere, un deficit di senso civico. Onoriamo poco i diritti e i doveri che derivano dall'appartenenza a uno Stato ossia a una collettività. Siamo sempre in ordine sparso, convinti che convenga. Un «tutti a casa» morale, simile a quello militare dell'8 settembre 1943,ci rende cittadini poco disciplinati.

Parlo, sia chiaro, in generale: tenendo conto di tante e straordinarie eccezioni.

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