la stanza di Mario CerviIl populismo non è il «vestito» di Grillo. È la sua anima

Grillo ha tradotto la protesta popolare in deputati in Parlamento. Scusate se è poco, ha fatto un'operazione democratica senza precedenti e senza spargimento di sangue. Oggi ha di fronte due ali della «nuova aristocrazia» incredule anche perché si erano corazzate con il «porcellum» e con il controllo delle televisioni. Un fatto è certo, alle due componenti della classe aristocratica non conviene andare a nuove elezioni: contro un esercito di grillini galvanizzati dal successo sarebbero travolti. Gli elementi più conservatori proporranno di arroccarsi insieme: governo Pd-Pdl di salvezza nazionale che io chiamerei «di salvezza dei privilegi», proporranno qualche riforma, rinunceranno a qualche privilegio, faranno trascorrere il tempo per far sgonfiare i grillini. Questa partita per Grillo è di gran lunga più difficile di quella di conquista del consenso. Adesso servono doti da gran politico. Dimentichi l'abito populista che ha indossato, altrimenti farà la fine del Giannini dell'Uomo Qualunque.
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Caro Degni, lei ha molta fiducia nelle capacità salvifiche di Beppe Grillo. Io non ne ho per niente. Mi guardo bene dallo sminuire l'entità dello straordinario successo che il Movimento 5 Stelle ha realizzato, la sua capacità d'interpretare delusioni e rabbie degli italiani. Contesto invece il ragionamento - molto praticato in questi giorni - secondo cui la mole dei consensi certificherebbe la bontà delle idee. Non è così. Grillo non ha indossato l'abito populista. Il populismo - usato con grandissima maestria - è l'essenza della sua predicazione. Inebriato dal trionfo alle urne, lui promette adesso di cambiare il mondo. Troppo per uno che sembra sia portavoce d'un altro e abbia idee a prestito. Anche Palmiro Togliatti assicurava, in anni remoti, che il comunismo avrebbe cambiato il mondo, e più d'un terzo degli elettori italiani gli diede retta. Dopodiché questo Paese adorabile e insopportabile affidò i propri destini alla Dc, che per vocazione non voleva cambiare niente.

Teniamoci a mente la lezione di saggezza.

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