PAROLA_LETTORI

la stanza di Mario CerviIn Italia i tempi della guerra civile sono molto lontani (per fortuna)

Caro Cervi, una frase di una sua recente stanza mi ha folgorato «Per una serie di vicende susseguitesi nel tempo, a molti italiani fa difetto un quid di senso civico, ossia la consapevolezza d'appartenere a una collettività e di avere dei doveri, oltre che dei diritti». Giustissimo, una verità da inserire all'art.1 della nostra Costituzione, ma che contraddice il suo pensiero su 8 settembre e Resistenza. Caro Cervi, altro che appartenenza, fu scollamento di una collettività faticosamente nascente. Non crede che una Guerra Civile, mai terminata, sia la morte di un Popolo di una Patria?
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Caro Mantero, la ringrazio per le espressioni cortesi, ma non vedo contraddizioni tra la frase da lei citata e i miei giudizi sull'8 settembre e sulla Resistenza. La guerra civile, prodotto d'una guerra dissennata e della sconfitta, ha piagato l'Italia ma per fortuna non l'ha uccisa. Dissento da chi -come l'ex presidente Ciampi- ha voluto vedere nell'umiliante tutti a casa dell'8 settembre l'avvio d'un nobile antifascismo e d'una promettente rinascita, sono allergico all'enfasi di troppe celebrazioni partigiane. Ritengo che l'armistizio di Cassibile, pur con i suoi aspetti vergognosi, sia stato utile all'Italia svincolandola dal letale abbraccio hitleriano, e che la lotta armata agli occupanti tedeschi sia stata un segno di vitalità e di dignità nazionale (pur se associato, prima del 25 aprile 1945 e specialmente dopo, ad atti di terribile ferocia). Personalmente sono del parere che la guerra civile sia da gran tempo terminata. Eviterei di dare storica solennità alle beghe e alle polemiche dell'Italia di Enrico Letta, aliena da scontri sanguinosi e da impegni ideologici. Magari abbiamo una pace incivile.

Ma il termine guerra riserviamolo -mi auguro che non ce ne sia mai bisogno- per altre occasioni.

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