PAROLA_LETTORI

la stanza di Mario CerviLa violenza dei No-Tav non è localismo: è volgare inciviltà

Mi chiedo se i No Tav non lavorano, poiché se la spassano da un attacco all'altro e protestano continuamente. Chi li mantiene? I loro spostamenti e le attività delinquenziali hanno un costo: chi paga? Perché sono così tollerati dalle forze dell'ordine? Paura per i loro «diritti umani»? Non sono d'accordo sul riconoscere diritti umani a chi non li riconosce agli altri. Non so se è già stato fatto, ma mi sembra logico investigare bene su chi sono questi tipi e su chi li sostiene economicamente. E arrestarli ogni volta che fanno danni e minacciano.
Lecheria (Venezuela)

Tra i no-Tav ci sono stati, e ci sono ancora, molti che si battono lealmente contro un progetto ritenuto inutile o addirittura dannoso. I localismi, anche i più egoistici, devono avere il diritto di far sentire la loro voce. Il che non significa avere diritto a bloccare con la violenza grandi lavori approvati - con tutte le doverose regole burocratiche e democratiche - da organismi competenti per legge. Ma il vero problema dei no-Tav non riguarda gli oppositori che portano argomenti, anche se demagogici. Riguarda una massa di scalmanati, di professionisti del disordine, di apostoli del no a tutto, di nemici d'ogni istituzione pubblica, di perditempo assatanati che si mobilitano per ogni causa, purché sia «contro». I più non sanno nemmeno di che cosa si tratti, e la Tav non è un problemino da trattare al bar o vociando nei comizi. Basta che ci sia da opporsi alle forze dell'ordine e da urlare slogan insensati, e i facinorosi sono lì. Arrivano anche da lontano, un tam tam li fa accorrere in quello che è il campo di battaglia del momento, hanno un fiuto infallibile per la bagarre. Lei si chiede chi li paga, e ha ragione. Sicuramente non spendono denaro guadagnato sgobbando su un lavoro utile. Sono sfaticati, arroganti, all'occorrenza molto violenti e pericolosi. A volte riesce difficile capire perché polizia e carabinieri si limitino a «contenerli» e perché non vengano rapidamente e inflessibilmente costretti, in sede giudiziaria, a rifondere i danni causati a un'opera pubblica legittimamente deliberata e pagata dai contribuenti. Per questi no-Tav le manifestazioni equivalgono a vandalismo e a sabotaggio.

Bisognerebbe insegnare loro, con misure penali, la differenza.

Commenti