PAROLA_LETTORI

la stanza di Mario CerviLe forze oscure del politically correct non entrano in questa Stanza

Caro Cervi, oggi una sentenza è un colpo alla nuca virtuale nell'esecuzione, ma concreto nel risultato ch'è l'equivalente del cartellino rosso nel gioco del calcio. Perché tanta prudenza, Cervi, di cosa ha timore? Se a dire la verità si rischia la querela per diffamazione, l'azione penale, allora i tempi sono più bui di quanto si possa temere, allora sarà dura finché giudici e arbitri continueranno a essere le uniche categorie “irresponsabili” del nostro Pianeta. Qualche correttivo che ne limiti gli eccessi senza limitarne l'efficacia ci deve essere.
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Caro Mantero, quali sono i poteri palesi od occulti che potrebbero ispirarmi timore e indurmi alla prudenza? Esiste una Spectre che vigila sui miei irrilevanti scritti e detti, pronta a colpirmi (nella carriera? Siamo seri...) se sgarro? Lei è del parere che l'Italia sia tormentata da una guerra civile che dura tuttora, io la penso diversamente e l'ho scritto nella risposta a una sua precedente lettera. Niente di cui stupirsi. Non m'illudo né pretendo che tutti condividano le mie valutazioni. Siamo per fortuna in un Paese libero, e possiamo dire la nostra - in termini leciti - su qualsiasi argomento. Ma nel riscrivermi lei ha insinuato un dubbio che mi offende sia come giornalista sia come cittadino. Il dubbio cioè che io abbia mosso obbiezione ai suoi giudizi sulle sorti d'Italia non perché la penso davvero diversamente da lei, ma perché voglio compiacere le forze oscure del politically correct. Mi si dica che sbaglio, e non ho nulla di cui lagnarmi. Se però si dice che sbaglio per ipocrisia acquiescente a pressioni altrui ne ho a male. Alla mia età uno guarda più alla propria coscienza che ai propri interessi. Non credo di dovermi inchinare a sentimenti d'appartenenza o di colleganza a tal punto da dire o scrivere il contrario di ciò che ritengo giusto.

L'idea che lo si pensi di me, quella sì m'incute timore.

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