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"È stata la Merkel a cacciare Berlusconi"

Il Wsj: la Cancelliera chiese a Napolitano la testa dell’ex premier. Il Colle nega: "Ci fu una telefonata, senza ingerenze"

"È stata la Merkel a cacciare Berlusconi"

Roma - Basta, cacciate via il Cav. Servono riforme «aggressive» per salvare l’euro e, se Berlusconi «non è abbastanza forte», dovete «cambiare premier». No, non era un consiglio da amica, secondo il Wall Street Journal era proprio un ultimatum. Quel 20 ottobre al telefono c’era una Merkel piuttosto determinata. Giorgio Napolitano ha provato a spiegarle come funziona la nostra Repubblica parlamentare, la differenza tra decreto e disegno di legge, poi, stando alla ricostruzione del quotidiano, ha concesso che, sì, effettivamente «non è rassicurante» aver strappato la fiducia con un solo voto di scarto. Poi la maggioranza è evaporata del tutto e, un paio di settimane dopo, a Palazzo Chigi c’era già un altro, tal Mario Monti.
Ecco a voi il giallo di Capodanno: chi ha detronizzato il Cavaliere? Siamo, come sostiene il Journal, una colonia tedesca? Un’appendice geografica? Abbiamo obbedito al diktat della Cancelliera? Neanche per sogno, risponde il Quirinale, che smentisce seccamente la versione del Wsj: la telefonata è vera, è «niente affatto segreta», ma la Merkel «non pose alcuna questione di politica interna italiana, tantomeno avanzò richieste di cambiare il premier». Oggetto della conversazione, «le misure per la riduzione del deficit, in difesa dell’euro e in materia di riforme strutturali». Tra l’altro, fanno notare, Berlusconi si è dimesso dopo un rovescio in Parlamento. E da Berlino un portavoce del governo appoggia la note del Colle: «Un’accurata descrizione del colloquio».
Allora, soltanto «una stupidaggine mediatica», come la definisce Enrico La Loggia? O un «pesce d’aprile contro l’Italia», come dice Margherita Boniver, ipotizzando giochetti della finanza americana? I big del Pdl, Cicchitto e Gasparri «assolvono» il capo dello Stato. «Che non è un re travicello e che avrebbe sbattuto la cornetta in faccia a un capo di governo che gli avesse chiesto una cosa del genere». Resta però un certo imbarazzo generale e un malessere in ampi settori del centrodestra: il complotto, dicono in molti, se non è vero, è verosimile e le pressioni tedesche sono state sotto gli occhi di tutti. E c’è chi vede nell’articolo un attacco all’Europa e all’Italia.
Tra polemiche, indizi e supposizioni, l’unica prova certa, agli atti, è la telefonata Merkel-Napolitano del 20 ottobre. Il Wall Street Journal la ricostruisce nell’ambito di un’inchiesta a puntate sulla crisi dell’euro. Dopo il primo capitolo sulla Grecia, il quotidiano economico ha dedicato una grande foto della prima e due pagine interne al caso-Italia, sottolineando il ruolo di primo piano di Berlino sulle scelte di Atene e di Roma. Mentre «gli investitori erano in fuga dal debito pubblico italiano», si legge, la Cancelliera, convinta che «l’incapacità del Cavaliere di rianimare l’economia metteva in pericolo tutta l’Europa», chiamò il presidente della Repubblica spiegando che «gli sforzi per il taglio del deficit erano apprezzati», però l’Europa voleva «riforme più aggressive per rilanciare la crescita». La Merkel «era preoccupata che Berlusconi non fosse abbastanza forte per farle». E visto che Napolitano si dimostrava allarmato per la saldezza di un governo sempre a caccia dei numeri, Angelona lo avrebbe ringraziato «per quello che avrebbe potuto fare nell’ambito dei suoi poteri».
Ma ci sono altre tracce. Quella telefonata infatti era già uscita sui giornali italiani. Ricostruzioni, all’epoca non smentite, riferivano il tono un po’ angosciato delle domande della Merkel. L’Italia ce la farà a rispettare gli impegni? Le misure annunciate vedranno la luce? Il governo riuscirà a contenere il debito? E se dovesse cadere, che succederà? C’è un’altra maggioranza pronta? Una raffica di quesiti, tutti comunque, se pur di poco, entro i limiti del rispetto e della non ingerenza.
Ma il Wsj, dopo aver intervistato «due dozzine di responsabili politici» e consultato misteriosi «documenti chiave», si è spintoe più avanti legando la telefonata agli eventi successivi. Napolitano che, «recepito il messaggio», ha iniziato delle consultazioni informali. Tremonti che aveva definito «minatorie» le lettere estive della Bce. Berlusconi che il 9 novembre ha perso la maggioranza. Monti che è salito al soglio tra gli applausi della comunità politica e economica internazionale, Merkel in prima fila.

Un complotto perfetto? Ma siccome il Cav si è dimesso da solo, il giallo finisce con una vittima, tanti sospetti e nessuno che paga.

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