È stato il primo Giubileo esteso a tutto il mondo

Le «Porte della Misericordia», come le ha chiamate il Papa, sono rimaste aperte in 2.989 diocesi

Serena Sartini

Roma Un tempo la Porta santa era solamente una, quella della Basilica di San Pietro, che veniva aperta e chiusa direttamente dal Papa quando era indetto un Giubileo. A questa si aggiungevano le porte delle Basiliche vaticane (Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano, San Paolo Fuori Le Mura). Fine. Ma l'Anno Santo straordinario della Misericordia che si chiude il 20 novembre, proclamato da Papa Francesco, è stato un Giubileo inedito. Non solo per la sua straordinarietà, ma anche per la sua caratteristica di essere un Giubileo «diffuso», definito da più parti «glocal», ovvero esteso a tutto il mondo. E così le porte delle cattedrali dei cinque Continenti sono diventate Porte sante, dove il pellegrino attraversandole con fede e in stato di grazia ha potuto lucrare l'indulgenza plenaria senza dover giungere necessariamente a Roma.

Quasi 3mila le diocesi nel mondo esattamente 2.989 dove per un anno è rimasta aperta una Porta Santa. Dalle città insanguinate della Siria ai luoghi dei martiri cristiani perseguitati in Iraq; dal Kurdistan alla Cina. Ma ci sono delle novità. Prima: il Papa ha voluto chiamarle «Porte della Misericordi»; seconda: Francesco ha deciso che fossero i vescovi locali a stabilire quante porte aprire in ciascuna diocesi. Se quindi si pensa a una media di tre Porte Sante per ciascuna diocesi si arriva presto a 10mila; terza novità: Bergoglio ha stabilito che la porta di ogni cella in ogni carcere diventasse una porta santa.

Veniamo alle porte più emblematiche: c'è quella che si è aperta sotto una tenda nei campi profughi dei cristiani fuggiti dall'Isis ad Erbil, nel Kurdistan fino a quella costruita a cielo aperto, ovvero senza una chiesa, in Georgia, in attesa che il governo conceda l'autorizzazione alla costruzione; c'è quella dell'ostello della Carità a Roma fino a quelle in Cina.

E ancora: le porte metalliche, come quelle dei garage per le auto, aperte da padre Faedi, missionario italiano in Mozambico, realizzata in mezzo al deserto. Sette le porte in Terra Santa, comprese quelle di Amman e di Nicosia a Cipro; una anche a Gaza e una nella Basilica del Getzemani a Gerusalemme. Ad Aleppo è stata realizzata nella parrocchia di San Francesco, guidata da padre Ibrahim: «Viviamo in mezzo alle bombe e qui è richiesta tanta misericordia. Preghiamo ogni giorno perché il Signore tocchi il cuore di chi lancia i missili su di noi», dice.

La prima a essere aperta è stata quella di Bangui, in Centrafrica, il 29 novembre: una semplice porta in legno aperta da Francesco in occasione del suo viaggio nel Paese dilaniato da una sanguinosa guerra civile. In Africa le porte più numerose sono state poi quelle in Nigeria e nella Repubblica del Congo. Nel continente asiatico, da segnalare sette porte in Cina (come risulta dal sito del Vaticano), 17 nelle Filippine e 22 in India. Nel Vecchio continente, dopo l'Italia si sono piazzate la Polonia, la Spagna e la Francia.

Un'ottantina quelle degli Stati Uniti, poco meno di 30 in Canada. Nell'Argentina di Bergoglio «appena» nove, mentre la sorpresa è arrivata dall'Australia con 11. Qui, padre Richard Shortall è diventato famoso per essere il missionario sulle ruote. Perché grazie a un camper, il gesuita ha visitato le 27 comunità della sua diocesi rurale dove si trova una sola chiesa, ma nessun sacerdote residente. In Italia il record (anche mondiale) è della diocesi di Bergamo, con 35 Porte sante aperte. E a Norcia, dopo il sisma del 24 agosto, una Porta santa è stata allestita nella chiesa-tendone della cittadina. L'unico Paese al mondo senza Porta santa è stato la Corea del Nord.

Lì, nemmeno il Papa è riuscito nell'impresa.

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