Roma

Storie di mare e passioni da immortalare

Silvia Castello

Navigare necesse est. Straordinarie passioni e rivoluzioni scientifiche sono il filo conduttore di una avvincente scoperta fitta di intrighi internazionali e ripicche accademiche. Una lotta tra la ragione e il potere che portò ad un vero capolavoro. In Inghilterra nel 1714, il Parlamento aveva messo in palio un premio di 20mila sterline a chi avesse scoperto come determinare la longitudine di un veliero in mezzo all’oceano. Tempo e navigazione si intrecciarono nella storia risolvendo il più grande enigma della navigazione. Il clockmaker inglese John Harrison - dopo gli illustri tentativi di Galileo, Cassini, Newton e Halley - carpì alla rotazione della terra il segreto per orientarsi tra le onde e lo racchiuse in un semplice orologio da taschino, o cronometro da marina, base della rotta di navigazione che si effettua in coordinazione con una meridiana: la longitudine. Dopo anni di perfezionamento un identico modello del famoso «Harrison n. 4» fu poi definitivamente sperimentato dall’ammiraglio James Cook per i suoi viaggi tra il 1772-75.
Questa e altre affascinanti storie di mare sono l’incipit narrativo dell’esposizione Mediterraneo d'Arte. Da Giorgio de Chirico all’era della globalizzazione» ospitata dall’Archivio Centrale dello Stato fino al 6 novembre. Il percorso inizia con una piccola testa di ninfa dell’allievo di Canova, Adamo Tadolini, una suggestiva marina ottocentesca di Gonsalvo Carelli e una scultura di Vincenzo Gemito, il Pescatorello, fino alle interpretazioni del Novecento con Afro, Corpora, Depero, Guttuso, Prampolini, Morandi, Zavattini e molti altri con uno sguardo alle xenie di Plinio e all’abbondanza delle cornucopie rinascimentali.


Di grande interesse è il materiale documentario sul lavoro e l’economia del secolo scorso inerenti la pesca e proveniente dall'Archivio Centrale, il quale ha messo a disposizione anche alcuni grandi cartoni preparatori per l’E42, sempre legati al mare e alla navigazione.

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