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Strage di bimbi sul volo della morte

New DelhiEra l'aereo degli emigrati nei ricchi paesi del Golfo. Pieno zeppo di bambini, mamme e neonati, bagagli gonfi e tante speranze di riabbracciare i parenti rimasti nei villaggi. Ieri mattina c'era chi tornava a casa per le meritate vacanze estive, chi per il funerale di genitori o nonni, molti per andare a nozze. In questo mese, quando nel sud arrivano le piogge monsoniche a spegnere l'arsura delle campagne, inizia la stagione dei matrimoni. Sembra che molte delle vittime del volo IX 812 Dubai-Mangalore fossero tornate per partecipare a matrimoni di parenti in Kerala, uno dei paradisi tropicali dell'India. Il velivolo della compagnia di bandiera Air India Express è finito in un precipizio dopo essere uscito dalla pista di atterraggio in fase di frenata. Si è spaccato in due e poi ha preso fuoco intrappolando 158 passeggeri morti quasi tutti carbonizzati. Tra di loro ci sono anche 19 bambini e 4 neonati. Solo 8 hanno avuto la fortuna e anche la prontezza di buttarsi fuori quando hanno visto che la carlinga si stava per spaccare e che stava proseguendo la sua folle corsa oltre le barriere di protezione giù nella vallata. A scorrere l'elenco delle vittime si leggono molti cognomi musulmani, ma anche tanti di origine portoghese portati da Vasco De Gama che sbarcò su queste coste oltre cinque secoli fa.
Mangalore, una cittadina a maggioranza cristiana, sorge tra gli stati del Kerala e del Karnataka. L'aeroporto è a 30 chilometri ed è stato ricavato da un'altura sulle colline. Gli indiani lo chiamano la «tavola» ed è considerato uno dei più insidiosi. Fino a poco tempo fa era riservato solo a piccoli aerei, poi data la crescita enorme del traffico aereo domestico, è stato potenziato con un nuovo terminal e una nuova pista di atterraggio. L'ironia della sorte vuole che proprio una settimana fa il ministro dell'aviazione civile Praful Patel avesse inaugurato il nuovo progetto in pompa magna promettendo a mangaloresi uno scalo con «standard internazionali», ma che in realtà manca di adeguati spazi per atterraggi di «emergenza» secondo gli esperti che puntano il dito sulle carenze infrastrutturali della «nuova» India. Ieri lo stesso ministro è tornato sul posto non per tagliare un nastro, ma per annunciare una sciagura aerea che è la più tragica per l'India, un paese dove volare è un lusso per pochi. Sull'aereo, un Boeing 737 entrato in servizio appena due anni e mezzo fa per Air India, c'erano 160 passeggeri indiani più sei membri dell'equipaggio, tra cui il pilota, un serbo-britannico di 55 anni, che secondo Patel «era esperto e conosceva bene lo scalo di Mangalore».
Data la scarsità di personale indiano, da alcuni anni le compagnie danno la «caccia» a piloti stranieri che sono però riluttanti a lavorare in India dove spesso i turni sono massacranti e i salari più bassi. Air India era stata salvata dai debiti di recente grazie all'intervento del governo.
Le cause dello schianto sono ancora misteriose. Le scatole nere sono state trovate e saranno recuperate domani. Apparentemente la manovra di atterraggio non ha presentato anomalie, a parte il fatto che l'aereo è sceso troppo in avanti rispetto al punto «di contatto» stabilito e non avrebbe avuto abbastanza spazio per la frenata. Secondo quanto hanno raccontato i sopravissuti, il velivolo ha sbandato violentemente, è uscito fuori dalla pista e ha urtato dei muretti di protezione sfasciandosi. Siccome era in piena velocità ha proseguito la sua corsa fino a cadere in un vallone sottostante. Uno dei passeggeri «miracolati», scappato in tempo solo perché aveva già slacciato la cintura di sicurezza, racconta di «avere sentito un rumore fortissimo subito dopo aver toccato terra. In pochi secondi si è sviluppato un incendio.

Dalla mia parte la parete si era spaccata, mi sono buttato fuori, molti vicino a me non ce l'hanno fatta perché erano bloccati con le cinture».

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