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Strage di Newtown, cosa fare della Sandy Hook? Il dibattito è aperto

I genitori della elementare teatro della strage scolastica avvenuta un mese fa nel Connecticut divisi su cosa fare dell'edificio: distruggerlo o renderlo luogo della memoria?

Strage di Newtown, cosa fare della Sandy Hook? Il dibattito è aperto

A un mese esatto dalla carneficina della Sandy Hook Elementary, in cui ventisei persone persero la vita in una delle peggiori stragi scolastiche che l'America ricordi, i genitori degli allievi dell'istituto si interrogano sul futuro.

Il lutto che grava sulla Sandy Hook è pesante. Venti bambini sono morti sotto i colpi di Adam Lanza. E seppelliti i corpi, la domanda a cui si cerca una risposta è che cosa si debba fare dell'edificio teatro degli eventi.

Le opinioni si dividono e il dibattito non è destinato a esaurirsi in fretta. Da una parte ci sono i genitori che preferirebbero l'edificio fosse demolito, come a dire che il modo migliore per dimenticare sarebbe quello di non vedere più in piedi la scuola dove hanno perso la vita in tanti. Poi c'è chi chiede una ristrutturazione e la rimozione delle due aule dove è avvenuto il massacro. Infine chi pensa a un nuovo ruolo per la Sandy Hook, un memoriale che resti come testimonianza del dolore di Newtown.

La questione non è banale. Chi vorrebbe che la scuola elementare sparisse non riesce ad immaginare di mandare i propri figli nelle aule dove altri bambini hanno perso la vita. La ricostruzione per coloro che sostengono questo punto di vista è probabilmente anche un modo di mostrare la forza di risollevarsi dopo una tragedia simile.

In parte è ciò che accadde dopo l'attacco alle Torri Gemelle. Il dibattito su cosa fare dei resti del World Trade Center infiammò l'opinione pubblica a lungo, tra sostenitori di un nuovo progetto per Ground Zero, di una ricostruzione e quanti avrebbero preferito che il vuoto lasciato dai due grattacieli rimanesse a testimonianza dei fatti dell'11 settembre.

Diverso è il nemico. Nel caso del 9/11 si parlava di una minaccia dall'esterno, di non cedere al ricatto del terrorismo. Qui l'avversario è il figlio ventenne di un'America che si interroga sulla propria politica in materia di armi e sulle ragioni che possono portare un ragazzo a mettere in atto un progetto criminale tanto scellerato e di tale portata.

Ma le domande che i genitori si pongono sollevano anche una questione più grande e complessa da affrontare.

Come si gestisce il dolore dopo una perdita del genere? E cosa fare dei luoghi della memoria, dei toponimi che rimarranno legati in eterno a un momento di dolore per una comunità? Il dibattito è aperto.

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