Cultura e Spettacoli

"Striscia" e Ricci fanno sfigurare i veri telegiornali

Il suo prodotto continuerà ad essere una pietra miliare televisiva

"Striscia" e Ricci fanno sfigurare i veri telegiornali

Si dice che Antonio Ricci sia seccato perché la sua creatura, Striscia la notizia , è stata trasferita da Milano 2 (palazzo dei Cigni) a Cologno Monzese, opaco hinterland del capoluogo. Gli esprimiamo tutta la nostra solidarietà, consapevoli che un trasloco è dannoso alla salute, e che andare ogni giorno dal centro alla periferia costituisce una rottura di balle insostenibile per chi sia abituato al tran-tran casa-bottega. Ciò nonostante, il geniale ideatore e fondatore del programma sappia che, disagi a parte dovuti a quanto sopra, il suo prodotto continuerà ad essere una pietra miliare televisiva, malgrado sia vecchiotto, avendo superato i venti anni di vita.

D'altronde, Pier Silvio Berlusconi, figlio dell'Immortale (ma è solo un augurio improbabile), ormai è il padrone assoluto di Mediaset e, pur gestendo come gli pare l'aziendona avuta da papà, non ha perso di vista il business e continuerà a puntare su Striscia per mantenere le distanze - Auditel - dalla Rai, nella specifica fascia oraria. Quindi Ricci non si adombri. Il cambiamento di sede non è sintomatico di una diminuita simpatia del capo nei suoi confronti. Ciò precisato, è d'obbligo una constatazione: sono due nel nostro Paese le trasmissioni immarcescibili fra le centinaia che vanno quotidianamente o settimanalmente in onda, la stessa Striscia e Porta a Porta . Un motivo ci sarà. Quella di Bruno Vespa è come l'Alka Seltzer e quella di Ricci come lo spritz. Se ti abitui ad esse quali digestivo e aperitivo, difficilmente riesci a rinunciarvi. Anche i giorni in cui non ne avresti voglia, le mandi giù. E quasi sempre non te ne penti.

Nel suo genere, il notiziario spettacolare di Ricci è unico in Italia e forse nel mondo. Informa e diverte. Ed è il solo che fornisce notizie inedite, curiose, talvolta scandalose e che in ogni puntata propina inchieste che raccontano, con rara efficacia, la realtà del nostro sgangherato Paese. In più, gli autori hanno capito che per essere decisivi nel rompere le scatole ai poteri nazionali consolidati, e avvezzi a farsi gli affari propri, serve ricorrere alla formula magica del tormentone. Ovvero, non basta denunciare il malaffare per estirparlo, ma è indispensabile insistere nel mettere alla berlina i malfattori. In questa attività meritoria Striscia è specialista.

Non penso di esagerare se definisco questo telegiornale dal piglio comico come il più originale ed efficace del becero e conformistico panorama del giornalismo patrio. Ecco perché esso dura senza mai flettere, se non per questioni stagionali e fisiologiche, non perdendo colpi nell'apprezzamento del pubblico. L'Italia quale effettivamente è, e non quella dei nastri tagliati, delle dichiarazioni del premier e del Papa e delle noiosissime notizie già ruminate dai siti internet, non la narrano i mezzobusti che compaiono sul video alle ore 20 e alle 13 o 13.30, leggendo con aria solenne cinque righe scritte male, bensì l'orchestrina affiatata diretta dal ligure Antonio, tra i più illustri inventori della tivù commerciale.

Un'orchestrina ricca di personaggi abili e spiritosi che si alternano nella conduzione, dai tradizionali Ezio Greggio e Michelle Hunziker (la fidanzata d'Italia: piace alle donne, agli uomini, alle nonne e alle fanciulle) a tutti coloro che si danno il cambio senza stancare il vasto pubblico che li segue da una vita, con entusiasmo e addirittura affetto. Ricci si calmi e rassereni. Pier Silvio non può fare a meno di lui. Non gli converrebbe.

Sarebbe stupido se lo liquidasse e stupido non è.

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