Politica

Uno studio allarma Follini & C. «Sono a rischio i collegi dei big»

Elaborazione della Camera: con i dati delle regionali 2005 i deputati Udc in difficoltà

Francesco Kamel

da Roma

È sul piano delle previsioni di voto per le elezioni politiche del 2006 che si gioca la grande partita tra Forza Italia e l'Udc. Tra sondaggi più o meno generosi e strategie politiche, dichiarazioni al vetriolo e acrobazie diplomatiche, tutte le «questioni aperte» che agitano il centrodestra - leadership, partito unitario, sistema elettorale - sono considerate alla luce dell’impatto che determinerebbero sui risultati elettorali.
In questa fase di assestamento della Casa delle libertà, è stata realizzata una ricerca da parte del Centro studi di Montecitorio che ha rielaborato i risultati delle elezioni regionali della scorsa primavera, applicandoli ai collegi uninominali delle prossime elezioni politiche. Lo studio prende come base il voto maggioritario ai presidenti e non ai partiti. È pertanto un'analisi significativa, ma solamente indicativa perché non può tenere conto di molte variabili: il differente tipo di voto, le nuove alleanze, il peso dei candidati, le dinamiche sul territorio.
Dallo studio è risultato evidente un quadro di difficoltà per molti candidati uscenti dell’Udc, come evidenzia l’agenzia Il Velino. In particolar modo per tre «grossi calibri» come il presidente del partito Rocco Buttiglione, il segretario Marco Follini e il leader dei centristi nel Lazio Mario Baccini, che sulla base dei voti espressi nelle regionali di quest’anno non sarebbero rieletti in Parlamento. Entrando nel dettaglio, è emerso che nel collegio «Milano 10», nel quale è stato eletto Rocco Buttiglione (con il 50,9% dei voti), alle regionali si è registrato un calo di voti per il centrodestra fino al 46,7%. Previsioni al peggio anche per il segretario del partito. In Puglia, nel collegio 21 (Mola), dove Marco Follini ha vinto nel 2001 con il 47,6% dei voti, il centrodestra lo scorso aprile si è fermato al 46,9%. Stessa musica per Mario Baccini che ha vinto nel collegio di Fiumicino: nel cuore del suo impero elettorale. Alle passate elezioni, il centrodestra ha infatti registrato una perdita dal 50 al 45,4% dei voti. Più tranquillo, invece, può dormire Pier Ferdinando Casini che nel collegio blindato di Pomezia può contare su una tenuta dell’elettorato di centrodestra. Almeno nel suo collegio, di «discontinuità» non si avverte bisogno.
Ma lo studio di Montecitorio rappresenta un campanello d’allarme per molti deputati dell'Udc. Con i voti delle regionali, in Lombardia non ce la farebbe Emerenzio Barbieri (collegio «Agrate-Brianza»), mentre in Campania salterebbero Ciro Alfano ed Erminia Mazzoni. Brutta aria anche in Abruzzo per Rodolfo De Laurentis (collegio di «Avezzano») e, in Calabria, per Giuseppe Galati (Lamezia) e Michele Ranieli (Vibo Valentia). C’è poi da rilevare il caso (limite?) della parlamentare Dorina Bianchi che è stata eletta a Crotone. I calcoli in questo caso sono del tutto inutili. La Bianchi ha infatti pensato bene di passare al centrosinistra.
Quello che conta è che, secondo lo studio di Montecitorio, molti deputati centristi sarebbero in bilico. Per tutti c’è il miraggio del paracadute «salva poltrona» rappresentato dall'elezione nella quota proporzionale, che esprime il 25% degli eletti. Nel 2001, però, l'Udc non riuscì a superare lo sbarramento del 4%, fermandosi al 3,22%. Per il 2006, a via Due Macelli danno per scontato il raggiungimento della fatidica soglia, ma i posti nel proporzionale sono pochi. E va ricordato che nella ricerca di Montecitorio non sono considerati i collegi del Molise, della Sardegna e della Sicilia in cui non si è votato alle elezioni regionali. Insomma, la pattuglia di quelli che rischiano grosso è numerosa.
Al di là del «paracadute proporzionale», quello che emerge dallo studio è che l’Udc otterrebbe deputati soprattutto in Lombardia, Veneto e in Sicilia. Ma in questo modo giocherebbe su terreni se non ostili comunque problematici. Al Nord la Lega rappresenta un fattore fondamentale nei collegi uninominali. Allo stesso tempo, l’ex Udc Raffaele Lombardo con il suo movimento per le autonomie non sembra disposto a fare sconti in Sicilia. Proprio questo scenario problematico sarebbe alla base della richiesta dei centristi di queste settimane: «O il partito unico o la proporzionale, meglio tutt’e due». L’Udc da tempo chiede l’adozione del sistema proporzionale, in particolare del provincellum utilizzato appunto nelle consultazioni provinciali. Ma un abbandono del maggioritario sembra difficilmente raggiungibile. Al posto dell’attuale sistema misto (Mattarellum) sembra più a portata di mano il cosiddetto Donatellum (dal suo ideatore Donato Bruno) che prevede l’abolizione dello scorporo, l’inserimento nella scheda di tutti i simboli (ingranditi) dei partiti che sostengono il candidato e l’adozione di misure antibroglio e per la trasperenza del voto. Si tratta di semplici misure tecniche che però in un’analisi sul voto del 2001 avrebbero consentito alla Cdl di prendere un milione e mezzo di voti (e 73 deputati) in più. Il problema è che l’abolizione dello scorporo è considerata fortemente penalizzante per l’Udc. E così il tema del partito unitario, apparentemente scollegato, risulta invece prioritario.
Nelle roventi polemiche di questi giorni per il centrodestra sarebbe utile fermarsi e ragionare su questi punti. Le semplici modifiche previste nel Donatellum consentirebbero di recuperare tra i 30 e i 40 collegi.

Non si invertirebbe la posizione di svantaggio rispetto all’Unione ma forse si riaprirebbe la partita per le elezioni politiche del 2006.

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