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La studiosa Usa: «I rospi lasciarono l'Aquila 5 giorni prima del sisma»

Rachel Grant, ricercatrice della Open University Milton Keynes che da anni studia il comportamento dei rospi nella fase d'accoppiamento: «Il 27 marzo, a 74 km di distanza, sparì il 96% dei maschi durante la stagione dell'accoppiamento»

Bastava guardare e ascoltare i rospi per capire che l'Aquila sarebbe stata devastata da un terremoto. L'ultima Cassandra dolorosamente postuma si chiama Rachel Grant ed è una ricercatrice della Open University Milton Keynes che da anni studia il comportamento dei rospi nella fase d'accoppiamento. La ricercatrice, in un articolo in uscita sul Journal of Zoology nei prossimi giorni, sostiene di aver capito cinque giorni prima di quel maledetto 6 aprile dell'anno scorso che sarebbe arrivato uno sciame sismico: «Il 27 marzo 2009 lavoravo presso il lago di San Ruffino, nelle Marche, a 74 km dall'epicentro del terremoto - dice la Grant all'Ansa - e osservavo il comportamento riproduttivo dei rospi per vedere se risponde alle fasi lunari, come abbiamo fatto negli ultimi quattro anni del nostro lavoro. Nonostante fossero in piena "stagione dell'amore" da un giorno all'altro i maschi sono scappati in tutta fretta dal loro sito di accoppiamento». Solitamente i maschi si aggrappano alle ascelle delle femmine, che poi depositano molte uova che vengono fecondate vicino a corsi d'acqua, pozze o stagni e rimangono nel sito fino a fecondazione avvenuta». Ogni sera hanno contato, su un percorso di 2,5 km vicino alla zona, il numero di rospi maschi e di rospi accoppiati. Ed ecco che improvvisamente, cinque giorni prima del disastro aquilano, il 96% dei maschi è scappato senza concludere le «pratiche» dell'accoppiamento.
Gli studiosi avrebbero escluso senza alcun dubbio che tra le cause di questa fuga ci siano stati improvvisi cambiamenti delle condizioni meteorologiche, ed altri eventi che possano aver disturbato i rospi. Quindi che cosa è successo? L'unica ipotesi valida è che i rospi abbiano avvertito l'imminenza di un sisma e, spaventati, siano fuggiti via. Come? «Questo resta da capire» - ha detto la Grant formulando varie ipotesi. I rospi, come molto anfibi, sono dotati di molti recettori geomagnetici sul corpo, e gli anfibi usano il geomagnetismo per orientarsi. È possibile dunque che i rospi abbiano «annusato» dei pericolosi cambiamenti geomagnetici in atto prima del sisma. Inoltre i rospi potrebbero aver sentito cambiamenti nella ionosfera, lo strato più alto dell'atmosfera, prodotti da gas o da onde gravitazionali.
«È possible che altri animali possano prevedere un terremoto - ha detto Grant - ma è molto difficile studiare il fenomeno da un punto di vista scientifico, poiché ovviamente non sappiamo dove avverrà un sisma. Finora tutti gli studi simili sono stati retrospettivi, cioè si è detto di comportamenti strani di vari animali prima di un terremoto, ma in realtà simili casi sono sempre stati riferiti a posteriori.
Inoltre il comportamento animale è molto variabile e un comportamento strano osservato prima di un terremoto può essere ripetuto dall'animale anche in altre situazioni, quindi è difficile usarlo per fare previsioni».

«Comunque - ha concluso la scienziata - il comportamento animale potrebbe essere usato in combinazione con indicatori geofsici come anomalie del radon e cambiamenti della ionosfera per fare previsioni a breve termine di eventi sismici».

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